L’inverno e la primavera
Ecco il racconto di Lucrezia 10 anni di Napoli (4 aprile 2006)
Era arrivato ormai l’inverno con le sue notti fredde e il suo gelido vento.
Ora nessuno più poteva vestire con camicine, gonne senza le calze.
Anzi si doveva vestire con giubbotti, calzamaglia o giacche a vento.
Sarebbe durato due o tre mesi fino a quando la primavera non fosse giunta.
La gente non aspettava altro e continuava a subire i giorni gelati che continuavano a stravolgere la città.
All’arrivo della primavera i paesaggi cambiarono.
Non più casette coperte di neve e ghiaccio ma paesaggi di alberi con frutti maturi e fiori appena germogliati.
La primavera aveva cambiato tutto ed era questo che all’inverno non piaceva.
Lui aveva faticato così tanto per far volare via le foglie autunnali e far cadere quei fiocchetti di neve.
Purtroppo il tutto era fatto.
C’era un grande odio tra l’inverno e la primavera. Quest’ultima infatti era sorridente e bella, piena di fiori, con quella bocca perfetta, rossa come una ciliegia.
Lui invece era tenebroso quasi tutto ghiacciato e quando guardava una persona questa credeva di essere diventata di pietra.
Un giorno, quasi verso l’inizio della stagione calda, l’inverno, molto interessato chiese alla primavera:
“Ma tu come fai a essere così gentile, premurosa come fai a rivestire sul bianco velo della neve l’erba che cresce rigogliosa e a far felice la gente mentre io riesco solo a farla impaurire? ”
“E’ semplice”. Rispose la primavera.
“Tu sei tenebroso e quando avvolgi di freddo la terra a chi
verrebbe in mente di essere allegro? Io invece sono capace di far ritornare il caldo e quando la gente lo percepisce, capisce che sono arrivata e gioisce del mio ritorno”.