L’Istrice e la Volpe

Clemente Bondi (1742-1821)

L'Istrice e la Volpe

Dal cammin son così lasso,
Disse l’istrice, che appena
Posso più movere il passo.
Credo ben, disse la volpe,
Che viaggiava in compagnia,
Che l’andar grave a te sia:
Tale hai selva d’armi indosso,
Che a portarle per un’ora
Stancherebbero un colosso.
E perché tanta fatica?
Qui non v’è gente nemica
Da far guerra, e da me poi
Nulla certo temer puoi.

Bada a me: quando fra poco
Troverem sicuro loco
Dove star potrem la notte,
Là dèi porti in libertà,
Di quel peso sollevarti,
E con agio riposarti.
Credè l’istrice, e all’albergo
Giunse appena, che dal tergo
Gittò i dardi ond’era armato,
E senz’ombra di sospetto
Sonnacchioso, affaticato
Si sdraiò sopra di un letto.
Lesta allor la volpe ria
Accostossegli pian piano,
E veggendo che dormia,
Lo sbranò senza contrasto,
E ne fece un lauto pasto.

Chi pentirsi non vorrà
Di seguir l’altrui consiglio,
Guardi ben chi glielo dà.

 

 


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