Lo chiamavano “Tentenna”

Guido Sperandio

Sembrava tanto preciso e scrupoloso, invece era soltanto un gran dubbioso. Se la moglie gli chiedeva: “Gustavo, sai per caso che ore sono?”, lui cadeva nella più viva agitazione.
Si guardava l’orologio al polso, controllava la sveglia in camera da letto, infine la pendola in salotto.
Ma il tempo che lui impiegava a fare il giro… I minuti trascorrevano e l’ora cambiava a ogni orologio. Così nessuna delle tre ore coincideva. E Gustavo, sempre più agitato, era preso dal dubbio: “Qual è l’ora esatta? Quella del mio orologio, della sveglia o della pendola?”.
Era proprio un tipo buffo.
Dubbioso lo era stato fin da piccolo, da meritarsi il soprannome di “Tentenna”. Dentro la sua testa, oltre al cervello, c’era sicuramente una giungla di punti di domanda. D’altronde ad avere dubbi s’era abituato. E se per altri poteva essere una pena, un tormento, per lui ormai era un passatempo.
Un quiz.
Un gioco.
Col vantaggio di non potersi mai annoiare. Avendo sempre un dubbio da dipanare e a cui pensare.
Altro vantaggio, e non indifferente: non sarebbe diventato mai ricco, certamente, ma neanche ritrovato povero.
Perché è fuori di… dubbio che non c’è niente di più economico del dubbio: uno passa il tempo a domandarsi se spendere e come. E così se, se e se… Va a finire che non spende ma risparmia.
Dite, non è una fortuna, un bel guadagno?
L’altra mattina, però, il nostro amico ha esagerato. Appena alzato, vedendosi allo specchio, è restato secco, fulminato. Preso dal dubbio (tanto per cambiare): “Sono io davvero? E se fossi un altro?”.

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