L’O di Giotto
Ecco il racconto di zia Mariù. (4 marzo 2008).
Si racconta che il papa Bonifacio VIII, nell’atto di bandire il Giubileo del 1300, fosse alla ricerca di un artista a cui far dipingere il proprio ritratto. A quel tempo a Firenze un pittore si distingueva tra tanti, il suo nome era Giotto.
Era talmente bravo che aveva dipinto le Storie del vecchio e nuovo testamento di S. Francesco di Assisi e anche il Crocifisso di S. Maria Novella a Firenze, che ancora oggi possiamo ammirare.
Durante l’incontro con il fiduciario del papa, Giotto, per dar prova della propria abilità, dipinse ad un asino i baffi, pitturò di nuovo i muri della sua città e a chiunque gli passava vicino gli dava una spennellatina.
Era talmente fissato che andava sempre a giro con il secchio e il pennello.
Ma un giorno, visto che non bastava e il Papa non era contento, disegnò un cerchio su una tela.
Un tondo che più tondo non si può.
La semplice, ma perfetta, opera bastò a Bonifacio VIII per comprendere che quello era il pittore che faceva per lui.