Lo sciopero di Babbo Natale
Anna Baccelliere
Filastrocca tutta matta,
con la valigia ancor disfatta,
Babbo Natale sta nel letto
col pigiama e col berretto.
Si stiracchia, poi sbadiglia
infin succede un parapiglia:
cade giù dal materasso.
Patatrac! Che gran fracasso!
“Uffa, Rudolph” lui protesta
“ho una strana idea in testa!
Per quest’anno scioperiamo,
dai bambini non andiamo.
Li lasciam senza balocchi,
senza doni con i fiocchi!”
E’ la renna un po’ stupita:
la sua faccia è intontita.
“Ma babbino cosa dici?
Li vuoi rendere infelici?
Senza dolci e senza doni
non saran certo più buoni.
Presto, su! Non puoi scherzare:
c’è la slitta da preparare”
“Io non scherzo: sono serio!
Questo è un mio desiderio.
Faccio sciopero quest’anno!
Le altre renne già lo sanno!
Che m’importa dei bambini
che si divertono ai giardini?
Lor si scordano di me
e non pensan neanche a te!
Mi lascian solo tutto l’anno
fino già da Capodanno.
E in estate, giù al mare,
non fan altro che giocare.
Da novembre poi, pian piano,
pensan a me che son lontano.
Più che a me, ad un regalo.
La mia fama ormai è in calo!
Chi pensa al Babbo sol soletto
brontolone e un po’ vecchietto?
Non passa mai qui il tempo al Polo
ed io resto sempre solo.
Vorrei almeno una cartolina
dal Giappone o dalla Cina,
dall’Italia o dal Perù,
ma che arrivi fin quassù;
che mi faccia compagnia.
e nel cuor metta allegria.”
“Dai babbino, non far capricci!
Abbiamo già dei grossi impicci:
ci son pacchi da incartare
e i dolciumi da glassare.”
“Rudolph, renna, amica cara,”
dice poi con voce amara,
“M’è venuto un gran sospetto
che ti racconto ora di getto:
Sono amato dai bambini
per i doni e i regalini.
Per loro sono un gran panzone,
potrei andare anche in pensione.
E le loro letterine?
Non son più tanto carine.
Voglio questo e voglio quello,
anche se sono un po’ monello.
Non esiste il “per piacere”:
pare quasi sia un dovere
portar loro tanti doni
anche se non sono stati buoni.
Sono stanco, sono anziano;
me ne sto sul mio divano,
sorseggiando un the bollente,
assaporando il non far niente.
Vediamo un po’ cosa succede
se quest’anno resto in sede.
Sarà strano un po’ il Natale
di sicuro assai speciale.”
“Ma babbino stai scherzando?
Il Natale sta arrivando.
Metti giubba e pantaloni,
carichiamo i pacchi e i doni.
Questo altr’anno ti prometto,
i bambini, è presto detto,
ti scriveranno letterine
dalle spiagge e le colline,
dai monti o la riviera,
dal safari o la crociera.
Penseranno un po’ più a te
e, magari, un po’ anche a me.
Egoisti non saranno:
t’ameranno tutto l’anno.”
“E va bene, amica mia:
m’hai convinto e così sia.
Partiamo in giro per il mondo
Sono buono, lo sai, in fondo.
Ma ai bambini voglio dire,
e tu non mi puoi zittire,
una giusta verità
che forse un po’ li annoierà:
Ogni tanto, a noi anziani,
bisogna tendere le mani.
Un sorriso od un pensiero
ci fan felici per davvero.
Ora andiamo presto su,
scioperar non voglio più.”
Filastrocca tutta matta
con i bimbi è pace fatta.
Babbo Natale è già partito
e lo sciopero è finito.
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