Lo scrigno della felicità

Se vi piace questo racconto dovete ringraziare Simona di Tricase (LE) (8 aprile 2022)

Lo scrigno della felicitàFelice ha deciso di recarsi in soffitta, nella casa della nonna, per cercare vecchie foto ed oggetti appartenuti ai suoi avi. Ha trovato di tutto: bottoni dorati, piccoli oggetti di legno, una trottola, alcuni soldatini di legno, sicuramente di proprietà dei suoi bisnonni; e ancora gli album delle figurine dei calciatori e dei cartoni animati, una bambola di stoffa, un diario con il lucchetto, cinque biglie e diversi fumetti colorati.

“Questi sicuramente saranno stati delle zie e di papà”, pensa Felice sorpreso, “quando era un bambino di nove anni, come me!”. Che belli che erano quei passatempi di una volta, ne è davvero convinto il bambino, mentre continua ad ammirare quegli oggetti, venuti fuori da un tempo lontano e magico. Felice apre poi un vecchio baule, tra il fragoroso scricchiolio che ne viene fuori, mentre di qua e di là qualche sinistra ragnatela si insinua di tanto in tanto, scostata prontamente dalla mano agile del bambino. “Queste devono essere sfuggite alla mamma, quando è salita qui per spolverare o forse il ragno tessitore ha lavorato veloce tutta la notte… mi ricordano tanto i vecchi castelli infestati dai fantasmi birichini”.

Nel baule Felice trova solo dei vecchi attrezzi da lavoro, di proprietà del nonno, che amava tanto la campagna. Ma la sua curiosa attenzione viene catturata improvvisamente da un tavolo consunto, appena visibile fra gli scatoloni e il muro. Felice si avvicina, lo guarda, poi apre l’unico cassetto presente, lo tira a sé con fatica e… meraviglia delle meraviglie… il pavimento sotto i piedi sembra mancare, la soffitta scompare e il bambino si ritrova in un posto nuovo, immenso, dalle mura spesse, in una stanza grandissima, con le pareti tutte adornate di splendidi affreschi.

Felice è sopraffatto dallo stupore. Ovunque si volti è colpito da magnifiche figure raffigurate egregiamente: dame in abiti magnifici e colorati, cavalieri dalle imponenti armature, uomini e donne adornati da ingombranti e singolari parrucche. Una bellissima bambina, intanto, fissa Felice da lontano, quindi gli si avvicina e gli chiede: “Che strano abbigliamento hai; sei il garzone della bottega qui vicino?”. Felice sente le gote che piano piano prendono fuoco, mentre un calore di timido imbarazzo lo pervade da cima a fondo; trova però la forza di rispondere, seppur il cuore gli batta a mille di fronte a quella bimba bellissima, stupendamente adornata da rari pizzi e preziosi merletti. “Si… ehm… in realtà sì, vado a bottega… eh, sì… imparo a restaurare mobili”, risponde il bambino, mentre la bambina gli sorride contenta, tendendogli la mano. Felice la afferra, la stringe forte forte e si lascia trascinare via da lei, non sapendo quale fosse la meta, ma abbandonandosi fiducioso e soddisfatto per quel bellissimo incontro. Salgono su per una scalinata maestosa, sempre più in alto, fino ad arrivare presso un portone regale, su cui campeggia un enorme stemma; immediatamente si apre da sé, senza che nessuno lo spinga e si ritrovano in un salone gigantesco, pieno zeppo di forzieri, tutti sistemati in maniera ordinata, scintillanti e luminosi.

Quale stupore per Felice, che si gira a guardare la bimba angelica che l’ha portato lì, con sentimenti di gratitudine. La bimba gli fa cenno di avvicinarsi e gli suggerisce di aprire qualsiasi scrigno susciti la sua curiosità, dicendo: “Potrai portarti via tutto ciò che vorrai prendere, dagli scrigni che aprirai; non si aprono con una chiave particolare infatti, tu scegli quale vuoi!”. Felice non se lo fa ripetere due volte, si precipita su quei forzieri, pensando tra sé: Prenderò i gioielli più belli per la mamma, le monete più pregiate per papà …e anche per il signor Gregorio, che è solo, la sig.ra Rita, che pure è sola, per la maestra… per don Fulgi… qualche oggettino di valore per i miei amici… una bellissima collanina d’oro per la mia sorellina appena nata Rufina, un prezioso ciondolo per il mio carissimo cagnolino Ruben, su cui farò incidere il suo nome… e una coroncina di diamanti per questa bambina angelica, che mi ha portato qui…

Mentre pensa a tutto questo apre il primo scrigno, ma nulla di quello che aveva immaginato trova là dentro: ci trova solo un biglietto giallo, con su scritto: “Qui c’è l’oro dell’Amore”, quindi ne apre un altro, in cui trova un biglietto rosso, con la scritta: “Qui ci sono i rubini dell’amicizia e della fiducia”. E in un altro un biglietto blu una scritta recita: “Qui ci sono gli zaffiri della gioia”. Un biglietto verde, in un nuovo scrigno, in cui c’è la scritta: “Qui gli smeraldi della salute e della speranza”, “I diamanti del ricchezza interiore e l’argento della saggezza”.

Felice guarda commosso tutti quei bigliettini dai mille colori, soprattutto pensa a quello che rappresentano, chiude gli occhi, li stringe forte al suo petto e crede finalmente che in realtà sia quella la vera ricchezza della vita, che i due anziani signori soli abbiano bisogno solo della sua compagnia e tutti gli altri del suo amore, che senza dubbio ricambiano sinceramente. Quando riapre gli occhi non è più nel castello incantato, non c’è più la splendida bambina, ma è di nuovo nella sua semplice soffitta, mentre sente la voce intima della mamma che lo chiama da giù. Felice richiude il cassetto, sorride, scende la scala, saluta la mamma, fa una carezza a Rufina, prende il guinzaglio e, con il suo Ruben, si avvia per la passeggiata: “Andremo prima a trovare il signor Gregorio, poi ce ne andremo insieme al boschetto, a giocare”, mentre sente nel cuore una gioia infinita: “Eh sì – sussurra silenziosamente e dolcemente – questa sensazione è tanto tanto speciale ed è proprio questa, ora lo so, la chiave che apre lo scrigno della felicità!”.

 

 

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