L’ultimo dono

Giuseppe Fanciulli

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La quercia aveva passato i cent’anni
ma della vita sua era contenta,
anche se cominciavano i malanni
e la sua linfa ora scorreva lenta.

Sempre feci di cuor quel che potevo,
serena pensa – un provvido riparo
ai viandanti detti, e mi tenevo
i nidi fra le braccia, peso caro…

Giorni, anni felici. Infine la scure
il buon colosso sulla terra stende,
e poi con le taglienti battiture
in cento pezzi le sue membra fende.

D’inverno, il ceppo andò sul focolare,
nero, pesante, ed all’aspetto, morto,
ma un dono in fondo al cuor, seppe trovare:
nella sua fiamma il sol parve risorto.

Custodito l’aveva con amore:
dopo un secolo è ancor luce e calore.

 

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