L’usignolo
C’era una volta tanti anni fa nella lontana Cina l’imperatore Alessandro che viveva nel castello più bello del mondo, tutto fatto di finissima porcellana e circondato da un immenso giardino dove si trovavano i fiori più belli. Oltre il giardino camminando, camminando, si arrivava in uno splendido bosco con laghetti profondi e alberi altissimi tra i cui rami viveva l’usignolo Carletto che cantava in modo meraviglioso. Molti stranieri arrivavano da ogni parte del mondo ad ammirare la città, il castello, il giardino dell’imperatore Alessandro, ma soprattutto l’usignolo che sembrava essere la meraviglia più grande! Molti libri furono scritti e in ogni libro si diceva che Carletto era la gola più soave del regno!
Un bel giorno l’imperatore Alessandro, seduto sul suo trono d’oro, stava leggendo le splendide descrizioni della suo regno, ma quando lesse dell’usignolo esclamò: “Che cosa? Un usignolo? Carletto? Non lo conosco affatto! Esiste un tale uccello nel mio regno, e per di più nel mio giardino e non l’ho mai saputo!” Così chiamò il suo aiutante Girolamo e ordinò: “Voglio che Carletto venga qui stasera a cantare per me”. L’aiutante dell’imperatore Alessandro chiese a tutti ma, a corte, nessuno ne conosceva l’esistenza finché incontrò in cucina, una povera fanciulla, Romina, che disse: “O Dio! L’usignolo: lo conosco, e come canta bene. Ogni sera ho il permesso di portare un po’ degli avanzi a casa, alla mia povera mamma malata che vive giù vicino alla spiaggia, e quando al ritorno, stanca, mi fermo a riposare nel bosco, sento cantare Carletto. Mi vengono le lacrime agli occhi, è come se la mia mamma mi baciasse!”. L’aiutante dell’imperatore promise ogni bene a Romina se l’avesse condotto dall’usignolo e così tutti si diressero nel bosco.
E cammina, cammina ad un certo punto Romina esclamò: “Sentite, sentite! Eccolo lì” e indicò un piccolo uccello grigio tra i rami. “Piccolo usignolo!” gridò la fanciulla a voce alta “il nostro clemente imperatore Alessandro desidera che tu canti per lui!” “Volentieri!” rispose Carletto, e cominciò a cantare che a sentirlo era un vero piacere… “Mio eccellente usignolo!” disse Girolamo “ho il grande piacere di invitarla a una festa a corte, questa sera, dove lei incanterà la Nostra Altezza Imperiale con il suo affascinante canto!”. E l’usignolo accettò!
Al castello avevano fatto grandi preparativi tutto era bello e perfetto. Per l’usignolo era stato collocato, in mezzo al grande salone, un trespolo d’oro. C’era tutta la corte ed anche la piccola Romina. Carletto cantò così deliziosamente che l’imperatore si commosse tanto che le lacrime gli corsero lungo le guance e decise che l’usignolo sarebbe rimasto a corte per sempre. E così fu e per molti mesi Carletto cantò per tutta la corte del grande Alessandro.
Ma un giorno l’imperatore ricevette in dono un usignolo meccanico, ricoperto completamente di diamanti, rubini e zaffiri che ebbe lo stesso successo di quello vero. Cantò per trentatré volte sempre lo stesso pezzo e non era affatto stanco. Tutti erano stupiti per i magnifici concerti di questo nuovo prodigio canoro!
E Carletto? Poverino, trascurato e ignorato volò via per tornare nel suo bosco.
Dopo un po’ di tempo, però, accadde che l’uccello meccanico si ruppe e il regno rimase senza quella dolcissima melodia. Nel frattempo gli anni passavano e l’imperatore Alessandro cominciava a stare male e una notte, mentre era nel suo letto, e ripassava con la mente tutta la sua vita si udì dalla finestra un canto mirabile! Indovinate chi era? Era il piccolo usignolo Carletto che stava seduto su un ramo! Aveva sentito delle sofferenze dell’imperatore ed era accorso per infondergli col canto consolazione e speranza.
E così fu! L’imperatore presto guarì e l’usignolo Carletto tornò ogni sera su quel ramo e raccontava all’imperatore Alessandro tutto ciò che accadeva nel suo regno.