Marco Polo

Zia Mariù

Se vi piace questa poesia, dovete ringraziare Zia Mariù (18 settembre 2012).

Ragazzi preparatevi, qui la storia
è interessante e proprio ne vale,
dunque mettevi comodi…
per questo racconto eccezionale.
Messer Marco Polo da Venezia,
commerciò con l’Oriente ogni tipo di spezia,
di stoffe, di sete, insomma di roba fina
e andò a cercarsela fin nella lontana Cina.
Durante il viaggio di andata,
galoppò in groppa a cavalli e cammelli,
dormì a terra, su di una semplice stuoia,
e pian, piano arrivò alla corte del Qubilai, in Mongolia.
Ci è dato di sapere
che per l’imperatore,
fece pure il ragioniere.
Viaggi e delicate ambascerie,
a piedi,col taxi, di corsa, scalzo o con le babbucce,
fregandosene delle dicerie;
incarichi diplomatici di prestigio,
e lui si dimostrò sempre attento e ligio.
E così fu che senza laurea da dottore,
il Gran Kan, lo passò governatore!
De Venessia però cominciò a sentir la nostalgia
e così un bel giorno salutò tutti,
senza un briciolo di malinconia.
Ma nella via del ritorno,
su un veliero, nel mar Mediterraneo,
vestito come un estraneo,
venne catturato dai Genovesi
e nelle loro prigioni lo trattennero per mesi e mesi.
Lì, si annoiava da morire,
e al suo amico, lo scrittore Rustichello,
cominciò a dettare:
le bellezze della Cina
e pure del Tibet e lo Yün-nan,
insomma… prese via e non si zittava man!
Meno male che dopo un po’
la pace fu ratificata tra Venessiani e Zenoesi,
e così, senza tanti offesi,
Marco li salutò, e dalla sua Venessia, ritornò.
Un MILIONE di cose raccontò agli amici e ai parenti,
primo: di quanto gli spaghetti cinesi fossero scadenti;
li cuocevano nel brodo con le civette,
e per contorno ci aggiungevano le cavallette!
Secondo: di come non riuscì mai a mangiar con le bacchette il riso,
gli prendeva il nervoso e se lo lanciava sempre nel viso!
Quante avventure, quanti fatti strani,
gli fecero mangiar anche i ratti e i cani.
Dicevan che usava, nella loro tradizione,
ma per lui, ogni volta, era una vera passione!
Passò il tempo e immerso nei ricordi, il signor Polo,
amava passeggiar tra le rose delle sue aiuole,
e, pensando al lontano Oriente,
andava ancora in un brodo di “giuggiòle”.

La volete sapere una cosa? Be’: né cristiano, né pagano, saracino o tartero, né niuno huomo di niuna generazione non vide, né cercò tante meravigliose cose del mondo come fece messer Polo.
Insomma, per me ancor oggi, di Marco illustre, ce n’è uno solo!

 

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