Nasce un paese

Pubblicato il 30 Set 2019

Renzo Pezzani

Sospinto dalla fame,
innanzi ai buoi solenni,
veniva dai millenni
stanco di terre grame,

l’uomo con la sua gente.
Sul gran carro che geme
egli ha raccolto insieme
i figli, la semente,

la sua ricchezza intera
fatta di men che nulla:
una madia, una culla,
un lume per la sera,

il fuso delle donne…
E va cercando un lido.
Aizza il buoi col grido
e l’ansia lo fa insonne.

Egli non porta spada,
non conosce paure:
cinge solo la scure
per aprirsi la strada.

Egli coperto, e i suoi,
di lanoso costume,
forse indugiando al fiume
per lasciar bere i buoi,

un po’ stanco e felice
della tregua del viaggio,
mirando il paesaggio
scoprì questa pendice

verde come il ramarro.
Il bel colle gli piacque,
sereno in riva all’acque.
E vi sospinse il carro.

E sopra questa cima
la famiglia, su poco
fieno, dormì la prima
notte al chiarore d’un fuoco.

Dritto come il cipresso
l’uomo attendeva il dì.
E la luna era lì:
una macchia di gesso.

Fatto il forno vi cosse
il pane e certe argille:
più di cento, di mille
ne tolse grevi e rosse.

E fu la casa, forte,
bianca di mura nuove.
Casa d’uomo, dove
passa talor la Morte.

Ma la Vita, tenace
già il piede ha sulla soglia.
La casa rigermoglia
di bambini e di pace.

Il tempo l’annerì,
la bufera la morse.
Un’altra casa sorse…
E tra le case uscì,

fresca, a cantar, la fonte;
e sul fiume contento,
come un basto al giumento,
hanno gettato un ponte;

poi il Signor ci volle
per sé una casa e un lume,
(tanto gli piacque il colle
che si specchia nel fiume),

e il campanile accanto
che vedi di lontano;
e un poco fuori mano
fecero il camposanto.

Sulla piazza, un po’ sola
quando è senza bambini,
stretta fra due giardini,
usarono la scuola.

Così il paese è nato
come ce ne son tanti,
che hanno il nome dei santi
e il cuore illuminato.

Questo è il paese mio:
un cantuccio di pace.
Anche al diavolo piace!
Ma lo difende Iddio.