Nel cuore della foresta tropicale

Ecco la fiaba di Hélène (15 giugno 2004).

Kahù era il Capo del villaggio. Era un uomo grande e robusto, il fisico asciutto e le spalle quadrate. Con un viso impenetrabile, tutti lo rispettavano. Ricorrevano a lui per consigli, per sanare discordie, per celebrare matrimoni, per curare persino le persone da malattie sconosciute in quel villaggio sperduto della foresta tropicale. Era il Dio Kahù, senza famiglia né figli disseminati ovunque come la maggior parte delle persone che a quel tempo comandavano nelle lontane città distanti parecchie miglia dalla foresta. Era a conoscenza di tutto ciò che succedeva nei dintorni grazie a un mercante errante che trasportava e vendeva o barattava merce di ogni genere.
La nostra storia comincia una fredda e umida mattina di primavera. Un pover’uomo si presentò alla porta dell’ufficio di Kahù che lo ricevette immediatamente in quanto amava il suo popolo. Quest’uomo, di età indecifrabile, dimesso e con il berretto in mano, si inchinò profondamente davanti alla statuaria figura di Kahù che gli sorrise. Era Malì. Kahù , con occhio di lince, vide subito le mani tremanti del povero vecchio il quale scoppiò in lacrime. Tra i singhiozzi e i balbettamenti, raccontò che sua figlia Nefi era sparita, la bella Nefi, splendida fanciulla come il sole di primavera e la pelle color della luna piena nei giorni d’estate. Il cuore di Kahù sussultò. Amava segretamente la bella Nefi, ma non sapeva di essere contraccambiato. L’orgoglio di Kahù era forte. Non avrebbe sopportato un rifiuto. Sarebbe stato umiliante nella sua posizione di Capo. Così non si decideva a chiedere la sua mano. Ora che Nefi era in pericolo, non c’era un attimo di tempo da perdere. Chi poteva aver rapito la “sua” Nefi ? Il padre non gli fu di grande aiuto. Si era accorto della sparizione questa mattina. Tutto qui. Disse che non mancava nulla. I suoi abiti erano a casa piegati sul bordo del letto. Il letto era disfatto. Sembrava un rapimento in piena notte.
Tutto il villaggio fu messo sotto sopra. Nessuno aveva visto nulla. Kahù organizzò subito una battuta con gli uomini più arditi del villaggio. Tutti amavano e apprezzavano la giovane figlia di Malì. I pochi giovani che non erano ancora fuggiti da quel lontano posto, sospiravano quando la vedevano passare nel suo abitino semplice e pulito, rosa come le sue gote.
Poco lontano dal villaggio viveva, in una casetta in mezzo al fitto bosco, un uomo solo : Tutti lo chiamavano Orso perché non era registrato da nessuna parte, non se ne conosceva né il nome né la sua origine. Però non dava fastidio a nessuno. Qualcuno volle attribuirgli il titolo di lupo mannaro perché nelle notti di luna piena si sentivano degli ululati provenire proprio da quella parte.
“Orso, Orso, andiamo da Orso. Forse l’ha rapita lui ! gridarono all’unisono gli uomini !
A grandi passi, Kahù arrivò alla capanna. Dalla finestra, la pallida figura di Nefi gli apparve. Sembrava svenuta. Con il suo gigante piede, spalancò la fragile porta. Orso era in un angolo della stanza accovacciato e tremante di paura. Kahù lo lasciò in mano ai suoi uomini. Nefi si ritrovò nelle braccia forti di Kahù. Gli sorrise e lo strinse forte a sé. Com’era bello il Dio Kahù ! Dopo una settimana erano sposati. Orso fu mandato in un villaggio lontano, consegnato alla giustizia, ma soprattutto fu mandato in un posto dove poterono curarlo. Aveva rapito Nefi soltanto per guardarla da vicino. Poi non osò toccarla. Era svenuta ai suoi piedi. Di lui non se ne seppe più nulla.
Kahù e Nefi ebbero molti figli e vissero felici e contenti. Il primogenito lo chiamarono Kuro. Aveva il fisico del padre ma gli occhi dolci erano quelli di Nefi. Ma questa è un’altra storia.

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