Nella casa di Nonna Angela

Ecco la poesia di Silvana (21 febbraio 2004).

Ogni volta
che varcavo la soglia
della casa in cui abitò
e visse
la mia amata nonnina,
il mio cuore
s’empiva di pianto
nel vedere le cose
a lei care,
e da me non scordate.

Aprivo la vecchia porta,
ed il mio sguardo
fissava la vetusta cucina,
già, così, lucida e linda,
ora abbandonata.
Guardavo la stufa fredda
smaltata di bianco,
e mi pareva di sentire
il dolce calore
da essa emanato,
unito alle favole
che nonna narrava.

Poi salivo
la per ripida scaletta
e mi trovavo
nella sua accogliente cameretta
dove
due bianchi lettini
portavo, ancora,
le impronte
delle mie membra infantili
e del fisico stanco
della mia sapiente nonnina.

Era, sempre,
il solito romantico rito,
compiuto da me
quando entravo
in quello che fu il mondo
della mia lontanissima infanzia.

A stento
trattenevo le lacrime,
ed un mesto sorriso
mi spuntava sulle labbra,
allorché la voce paterna
mi chiamava,
chiedendomi
cosa mai cercavo
per le mute stanzette.

Non sapeva che io cercavo,
non capiva che io sentivo,
ignorava che io vedevo
ancora, a me, accanto
la sua sofferente mamma.

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