Nonsò

Nonsò

Leggiamo insieme: Nonsò di Guido Gozzano

C’era una volta un Principe di nome Riccardo che ritornando dalla caccia vide nella polvere un bimbo che dormiva tranquillo. Scese da cavallo e lo svegliò. “Che fai qui piccolino?” gli chiese. “Non so” rispose il bambino, fissandolo senza timidezza. “Di dove sei?” chiese Riccardo. “Non so” disse il bambino. “Qual è il tuo nome?” chiese ancora Riccardo. “Non so” rispose ancora il bambino. Preso il bimbo in groppa, Riccardo lo portò al suo castello e lo consegnò alla servitù, perché ne avesse cura. Gli fu dato il nome di Carlo, ma tutti preferivano chiamarlo: Nonsò.
Quando ebbe vent’anni, Riccardo lo prese come scudiero. Un giorno passando in città gli disse “Sono contento di te e voglio regalarti un cavallo.” Andarono alla fiera e Carlo esaminava gli splendidi cavalli, ma nessuno gli piaceva e se ne andarono senza aver nulla comperato. Passando dinanzi ad un mulino videro una vecchia giumenta quasi cieca, che girava la macina. Nonsò guardò attentamente la bestia e disse: “Signore, quello è il destriero che voglio!”. Il mugnaio, consegnando la bestia a Nonsò, gli disse all’orecchio: “Ogni volta che disferete un nodo alla criniera, Lea vi porterà all’istante a cinquecento leghe lontano”.
Pochi giorni dopo il Principe venne invitato dal Re Giovanni e Nonsò fu ospite col suo signore nel palazzo reale. Una notte di plenilunio Carlo passeggiava nel parco e vide appesa ad un albero una collana di diamanti. “Prendiamola, dunque…” disse ad alta voce. “Guardati bene o te ne pentirai!” fece una voce ignota e vicina. Si guardò intorno. Chi aveva parlato era la cavalla Lea. Esitò un poco, ma poi si lasciò vincere dal desiderio e prese la collana.

 

Il Re Giovanni fu avvertito dagli altri stallieri che nella scuderia di Nonsò splendeva una luce sospetta. Giovanni vide che la luce veniva dalla collana abbagliante. Fece arrestare Carlo e convocò i saggi della capitale perché decifrassero una parola scritta sul fermaglio della collana. Uno studioso scoprì che il monile era di Bella dalle Chiome Verdi, la principessa più bella del mondo. “Bisogna che tu mi conduca la principessa dalle Chiome Verdi” disse Giovanni a Carlo “o morirai”. Nonsò era disperato. “Non disperarti” gli disse Lea, “Vedo che sei pentito di non aver ascoltato il mio consiglio. Mettiamoci in viaggio.” E Nonsò si mise in viaggio con la sua cavalla.
Arrivati in riva al mare, Carlo vide un pesce prigioniero fra le alghe. “Libera quel poveretto!” gli consigliò Lea. Nonsò obbedì e il pesce disse “Tu mi hai salvato la vita e non lo dimenticherò.” Poco dopo videro un uccello intrappolato in una rete. “Libera quel poveretto!” gli consigliò Lea. Carlo obbedì e l’uccello disse “Grazie, Nonsò; quando ti sia necessario, chiamami e saprò sdebitarmi.”
Giunsero dinanzi al castello di Bella. “Entra” disse Lea “e non temere. Quando vedrai la principessa, invitala ad accompagnarti qui. Io danzerò per lei”. Nonsò bussò al palazzo. La principessa lo accolse e volle vedere la cavalla danzatrice. “Saltatele in groppa, Bella, e Lea danzerà con voi danze meravigliose.” Bella, un poco esitante, obbedì. Nonsò le balzò accanto, sciolse uno dei nodi della criniera e si trovarono di ritorno dinanzi al palazzo del Re Giovanni. “Mi avete ingannata” gridava Bella “ma prima d’essere la sposa del Re vi farò piangere più d’una volta…” Nonsò sorrideva soddisfatto. “Sire, eccovi Bella dalle Chiome Verdi!” Il Re fu abbagliato da tanta bellezza e voleva sposarla all’istante. Ma la principessa chiese che le si portasse prima una molletta d’oro tempestata di gemme che aveva dimenticato nello spogliatoio del suo castello. E Carlo fu incaricato di riportarla, pena la morte.

 

“Ti ricordi” disse Lea “di avere salvata la vita all’uccello intrappolato? Chiamalo e ti aiuterà.” Nonsò chiamò e l’uccello comparve e disse: “La molletta ti sarà portata.” Volò fino al castello di Bella e riportò a Carlo la molletta. Il Re allora disse: “Ora non avete più motivo per ritardare le nozze,”. “Sire, una cosa mi manca ancora: un anello che mi cadde in mare, venendo qui…” Carlo partì di nuovo alla ricerca dell’anello. Giunto in riva al mare chiamò il pesce e questo arrivò e disse: “Ritroveremo l’anello!” Si tuffò tra le onde e ritornò con l’anello in bocca.
Bella dovette acconsentire alle nozze.
Ma il giorno del matrimonio, quando la cerimonia fu terminata, la pelle di Lea cadde in terra e lasciò vedere una principessa più bella di Bella. Essa prese Carlo per mano e disse: “Sono Lea, la figlia del re di Tartaria. Vieni con me nel regno di mio padre e sarò la tua sposa.” Nonsò e la principessa presero congedo dagli astanti stupefatti e se ne andarono insieme.

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