Oggi vi parlo di…

Ecco la composizione di Marika della Classe V°A della S.E.S. “Rio De Janeiro” di Roma (18 febbraio 2003).

Sono seduta su di un banco…
E’ il primo giorno d’esame e stiamo svolgendo il tema.
Io non sono molto agitata, anche se l’ansia degli altri mi sta contagiando.
L’atmosfera è misteriosa, a differenza di quella che c’era prima, quando non eravamo ancora entrati.
Quest’aria di mistero mi mette un po’ paura…
Proprio per questo motivo, rileggo e mi chiedo:
“Ma… sarà giusto quello che ho scritto? Avrò commesso qualche errore?”.
Getto uno sguardo alle righe “piene” di parole.
Non mi sembra che ci siano errori, quindi “lascio alle spalle” ciò che ho scritto e… vado avanti.
Continuo a svolgere il tema e, dopo tre righe, mi rifermo.
Guardo le Insegnanti.
Riguardo il foglio.
Le immagino già vicino al mio tema; mi chiedo quale possa essere la loro reazione davanti alla mia composizione; mi chiedo cosa diranno tra loro, cosa si chiederanno quando leggeranno quello che ho scritto…
Non so perché, ma ricomincio “ di botto “ a scrivere.
Sono passati solo dieci minuti, ma ancora non “stacco” la penna dal foglio.
Finito di scrivere, penso: “Dopo anni di fatica, dopo tanta felicità, stiamo per lasciarci… perché? Ormai rimangono poche ore per stare insieme… Non riesco a immaginare…”.
Forse, potrei evitare di soffrire e finire il tema… ma…
Ricomincio a scrivere.
E’ molto strano, sto componendo questo testo in maniera assurda: mi distraggo continuamente e penso alle cose più tristi.
Alla fine del tema, mi chiedo:
“Chi potrebbe immaginare di svolgere un tema… con così tante distrazioni e con tanta ansia di sbagliare… proprio il giorno degli ESAMI ?!”.

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