Pablo ed Eva i canarini

Angelo Giarnese

Pablo ed Eva i canarini
Pablo ed Eva, i canarini,
sono giunti dal negozio
affamati, poverini:
voglion acqua semi ed ozio

e una grande gabbia nuova,
un po’ all’ombra e un poco al sole,
dove fare, se Dio vuole,
un bel nido per le uova.

Or mi accorgo che sovente
quando studio l’italiano
Pablo inizia piano piano
a cantare allegramente;

e quel canto in sottofondo
si trasforma in melodia
quando studio geografia
col rotante mappamondo;

di gorgheggi un campionario
fa d’un tratto (che baldoria!)
se scorrendo il sussidiario
mi soffermo sulla storia;

per non dire l’esultanza
costruita in Sol maggiore
mentre giro per la stanza
e ripeto cos’è un fiore.

Amorevoli, concordi,
mi trasmettono la gioia
d’imparare senza noia
tra le note degli accordi.

Pablo ed Eva i canarini
sempre attenti, mai distratti,
verso sera, soddisfatti,
fanno cena coi semini:

poi socchiudono gli occhietti
con un fremito sonoro
e felici, stretti stretti,
vanno a nanna. Ed io con loro.

 


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