Peter Pan

Elena Giulia Ghelardini

Peter Pan
Appisolata, già con la mente sgombra,
su quel muro vidi un’ombra
e più indietro, dove ora guardo
incrociai per prima il suo sguardo.
«La mia ombra ho smarrito!»
Senza pensar gliela indicai col dito!
«Già, ero sicuro
l’avrei trovata su quel muro»
Pensai davvero che stessi sognando
ma mi accorsi che i fratelli si stavan svegliando.
Cominciarono a saltar sul letto tutti arzilli,
e nel mentre dalla finestra entrò Trilly.
Alla mia sinistra lo sconosciuto bambino
alla mia destra la bellissima campanellino!
«Vi porterò tutti in un luogo lontan
io mi presento, son Peter Pan…
questa notte vi faremo provare
con noi l’ebrezza del volare!».
Così, uscendo dalla finestra
seguimmo la seconda stella a destra!
Fluttuando con tanta leggerezza
arrivammo all’isola della giovinezza,
quella in cui la parola adulto
sembrava essere un insulto.
La giovinezza par che lì non fuggisse
tuttavia un capitan questo ci disse:
«Se vedo ancora un altro bambino
lo minaccio col mio uncino!».
Subito fui catturata
sulla nave di questo pirata
e prima che Peter Pan mi salvasse
rischiai che un coccodrillo mi mangiasse!
Stavo infatti per cader dal trampolino
quand’egli chiamò Campanellino
«Non farla cader in mare,
su presto, falla volare!».
Dopo una lunga e faticosa lotta
il pirata fu costretto a cambiar rotta.
Dissi a Peter che volevamo rincasare
dai nostri genitori ritornare.
Lui si stupì, mi chiese perché
non restar sull’isola che non c’è…
«L’infanzia è brutto che finisca
ma la maturità è una conquista,
se fossi rimasta sempre bambina
non avrei avuto te, mia cara nipotina!»

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