Prendimi con te: firmato Bach

Annamaria Gatti

Prendimi con te: firmato Bach

Primo classificato Premio Nazionale “Ti racconto… un cane” Casale Monferrato 2000
Giuria: i ragazzi e gli autori Cristina Lastrego e Francesco Testa

Dal diario di Bach
“Quanta gente in questo posto” ho detto subito appena aperti gli occhi “siamo schiacciati come sardine!”
Eppure eravamo dei cuccioli, dieci cuccioli di cocker.
“Sì, siamo in tanti… ” ha precisato sbadigliando uno dei miei rossicci fratelli ” ahhh…ma vuoi mettere dormire con il musetto sulla tua morbida pancina?”
“Eh già, anche la pancina di Sorellina è comoda comoda per me!”
Qualcuno ha gridato: ” ‘Notte fratelli!”
” ‘Notte” hanno risposto otto vocette.
Solo io ho protestato: “Ma io non ho ancora mangiato abbastanza!”

bach1Bach, il cucciolo di questa storia

“Vieni, vieni qui cucciolo” ha detto una voce.
Fu in quel momento che mi accorsi di Mamma, una bellissima cocker nera. Era là in fondo alla cuccia e si confondeva con il buio. Solo gli occhi le brillavano, anche mentre succhiavo il suo latte. Sono sempre stato ingordo. Avevo sempre fame, anche appena nato. Le mie quattro sorelline, tutte nere, evitavano la ressa verso Mamma, all’ora del pasto, ma noi maschietti…dei veri maleducati. Nonostante ci trascinassimo su minuscole, grassocce zampette, riuscivamo a correre e a tuffarci: c’era latte in abbondanza per tutti, ma tutti protestavano:
“Scansati fratello, sei nato per ultimo, fai la fila!”
“Ma io sono più grosso di te e ho bisogno di mangiare molto, caro mio!” replicavo deciso.
Avevo le idee belle chiare su come doveva essere il mio mondo…Però non ho mai capito perché nel mio mondo ci dovessero essere Tino e Tina, i padroni di Mamma. Arrivavano ogni tanto con vaschetta e sapone e… anche se cercavo di scappare, un bagno non me lo levava nessuno.
“Fermo!” urlavano “sei il più discolo di tutti… Questo cucciolo non sta fermo un momento, è un brutto soggetto.”
Chissà che cosa è un “soggetto”. Io sapevo solo di essere un cucciolo di cocker.
E poi chiedevo:
“Chissà perché io non ho il pelo nero come Mamma, ma rossiccio, anzi roseo… bleh!”
“Perché tu e i fratelli assomigliate a papà…” mi rispondeva Sorellina “io invece sono nata nera come Mamma.”
“Assomiglio a papà? E cos’è…papà?”
“Se non fiati e fai scivolare velocente la tua pancina, ti porto in un posto che spiega tutto.
Sss… piano. Mamma non deve sapere che ce ne andiamo là da soli.”
“Là dove?”
“Dietro la casa, nell’orto.”
“Io non sono mai stato nell’orto, cosa c’è?”
“Nell’orto ci sono l’insalata e le carote, ma vicino c’è un cortile recintato.”
“E nel cortile recintato cosa c’è?”
“C’è papà.”
Che cosa fosse un papà, proprio non lo immaginavo. Sorellina e io, ballonzolando e inciampando arrivammo, al recinto. Lei era più veloce, ma per forza: io ero molto più grassottello di lei!
Prima di vederlo, sentii Papà. Lo sentivo con le mie orecchie: alle mie spalle c’era un quattro-zampe che annusava rumorosamente. Ma lo percepivo soprattutto con il mio naso: avevo un gran fiuto già da allora.
Mi sono voltato e sono rimasto senza fiato. Il tipo, che poi era proprio Papà, mi stava osservando con gli occhi nerissimi, un po’ severi. Aveva orecchie lunghe e attente. Mi piaceva, oh se mi piaceva! Atletico, con zampe snelle e lunghe, pelo fulvo e lucido, la coda lunga e sempre in movimento. Ricordo questo di Papà: un bel naso umido contro il mio naso piccino, fra i buchi della rete. Non dimenticherò mai il suo odore, anche se tutti dicono che i cuccioli non possono ricordare nulla dei prime settimane di vita.
Al ritorno non ho potuto fare a meno di chiedere:
“Papà è forte, vero Mamma?”
“Sì, cucciolo e tu non sarai un cocker come me, crescendo assomiglierai a lui.”
“Davvero?” mi stupii, ancora incredulo.
“Sì. Papà è un segugio in gamba: è generoso e intelligente e…”
“…E io diventerò come lui! UAO!” ho gridato soddisfatto mentre mi addormentavo con il muso sulla pancia di Fratellino …
Poi è passato qualche tempo. Un giorno ci siamo svegliati molto presto. Fuori c’era qualcuno in piedi, vicino alla cuccia che diceva:
“Sono bastardini. Non li vorrà nessuno.”
“Peccato” commentava la voce di Tino “dovremo sbarazzarcene…”
Io non sapevo cosa voleva dire “sbarazzarcene” ma avevo capito subito che quella parola non prometteva niente di buono. Quindi ero un po’ preoccupato.
“Mamma” ho chiesto “cosa volevano dire?”
“Caro cucciolo, sei in pericolo. Spero che qualcuno voglia con sé un quattro-zampe fedele.”
“E come si fa a capire che qualcuno ti prende con sé?”
“Beh, ne sei certo quando cominciano a parlare di affetto, di insegnamenti, di vaccinazioni contro le malattie. Un cane ha bisogno di tutto questo per essere fedele.”
Mi sono accucciato vicino a Mamma e le ho detto:
“Allora non potrò più stare con te?”
“No, cucciolo.”
Delle cose strane mi scendevano dagli occhi e non avevo voglia di succhiare latte.
“Sii coraggioso, come Papà” mi incoraggiò Mamma.
“Eh sì, ma non è facile.”
Cosa mi succederà?

Dal diario di Cristina
Ho pianto due giorni, non potevo rassegnarmi a rinunciare al cucciolo.
Io capivo tutto: non possiamo tenere un cucciolo perché richiede troppe cure e non si può andare in vacanza o a trovare i nonni lontani …
Ma io vorrei tanto un cucciolo!
Sapete che so tutto su come si cura e si alleva un cane? Conosco le razze e i temperamenti dei cani, il loro comportamento, cosa si deve e cosa non si deve dare da mangiare. Quasi tutti i libri sui cani sono passati per casa mia.
Qualche giorno fa sono andata a casa di Giulia. Ha una cucciolata di bastardini. Erano proprio teneri e belli. Anche la mia mamma li guardava con ammirazione, anche se non impazzisce proprio di simpatia per i cani. Ieri sera infatti l’ho sentita dire a papà:
“Non portatemi a casa un cucciolo . Penso che non potrei resistere alla tentazione di tenerlo con me.”
“Invece credo proprio che dovremo deciderci” ha aggiunto papà ” Cristina ci ha proprio messo alle strette. Come possiamo ancora ignorare questo suo desiderio di avere un cane?”
Non è educazione origliare alle porte, ma è stato più forte di me. Alle parole di papà sono piombata, urlando per l’entusiasmo, in soggiorno.
“Lo chiamerò BACH. Ho deciso. Chopin è troppo ricercato, Mozart è il nome del cane del maestro di musica. Pluto è un po’ scontato…Bach è il nome ideale.”
Oggi papà ha comprato della rete per recintare la cancellata, perché il cucciolo non esca sulla strada. Ora sta costruendo a sud-est una tettoia per riparare dal sole l’area destinata al mio cagnolino. Già …però manca il cucciolo.
“Papà dove prenderemo il cane?”
“Domani… domani vedrai.”

Dal diario di Bach
Ieri è venuta gente; c’era un po’ di movimento e Mamma era preoccupata e agitata. Tino e Tina mostravano me e i miei fratelli a delle persone.
“Ehi, non facciamo scherzi, eh…” ho brontolato io, che mi sentivo minacciato. Sorellina si è messa a piangere.
Qualcuno, indicandomi , diceva:
“Quel maschietto là in fondo, quello più grosso…”
Mentre mi afferrava, ho sentito Tina che diceva:
“…Il più birichino sa? E’ un discolaccio e, appena nato, riusciva sempre ad arrivare per primo alla poppata. Mangia molto ed è il più forte di tutti i fratellini.”
L’uomo mi ha preso nelle sue manone con delicatezza. Frr, frr, che solletico! Mi stava accarezzando la schiena.
“Stia attento, è facile che le faccia la pipì addosso…” ha avvisato Tino.
Che vergogna: io non la faccio addosso; ho un mese e mezzo ormai e non sono più appena nato. Così ho trattenuto la pipì forte, forte.
“Un bel cucciolo ” ha osservato l’uomo “piacerà a Cristina, la mia figlia più piccola. Quando potrò venire a prenderlo?”
Non credevo alle mie orecchie. Qualcuno voleva prendermi con sé. Proprio come diceva Mamma.
“Può venire anche domani” ha risposto Tina.
Però nessuno mi ha chiesto se mi piacerà stare con quell’omone grande, grande. E poi non ha parlato di tutte quelle cose: l’affetto, le abitudini, le vaccinazioni…
“Mamma, stai tranquilla” ho detto io ” non si sbarazzeranno più di me. C’è un tipo che vuole prendermi con sé…”
“Ho sentito cucciolo, ho sentito; vedremo domani.”
Mamma era triste.
Poi è passata la notte e io ho chiesto:
“Mamma, oggi è domani, vero?”
“Sì…cucciolo.”
“Oggi vado via, vero?”
“Sì cucciolo, sono già arrivati a prenderti.”
Tina si è guardata attorno e poi ha ordinato a Tino:
“Chiudi Mamma in garage. Potrebbe agitarsi vedendo andar via il cucciolo”
Mamma non era per niente in ansia, ma seguiva tutta la scena:
“Ciao cucciolo, ti guarderò dalla finestra del garage.”
Ma chi mi sta prendendo in braccio? Non è l’uomo, è una cosa più piccola. Forse è un cucciolo anche lei. Ha i capelli color castano chiaro e gli occhi azzurri. Uhh, che manine morbide, mi fa il solletico e dice con un gran sorriso:
“Ciao Bach. Sono Cristina.”
Il mio sviluppatissimo fiuto da segugio mi dice che ho trovato la mia amica ideale.
Mi sento in paradiso… mi accoccolo nelle sue braccia e sento il battito del suo cuore mentre spiega: “Ti ho aspettato tanto…” poi si rivolge a Tina e dice “Signora, so cosa devo fare: insegnargli le buone abitudini, farmi obbedire, giocare con lui, difenderlo, curarlo e perfino iscriverlo al registro dei cani… Sarò una padroncina responsabile!”
OHH! Penso io. Finalmente le parole magiche!
Guardo Mamma. Dalla finestrella abbaia, mentre mi saluta ancora.
“Ciao Mamma, Cristina mi ha preso con sé davvero. Sei contenta?”
“Sì Bach, sì.”
E per la gioia mi scappa tanta pipì, che finisce tutta sui jeans di Cristina! La lecco sulla mano per farmi perdonare. Cercherò di non farlo più. Lei mi guarda un po’ imbarazzata, ma poi sorride.

Finale di Cristina
Adesso c’è una fila di ragazzini davanti alla cuccia di Mamma: sono tutti i miei compagni di classe che, dopo aver conosciuto Bach, sono pronti a prendere con sé un cucciolo affettuoso. Per molti di loro, qualche volta tristi e annoiati, sarà un’occasione per sorridere e per sentirsi importanti, perché saranno diventati responsabili.


bach2  Bach, da grande

Bach: “Ehi, Cristina, ma questa storia finisce con la morale, per caso?”
Cristina: “…No, è solo che… volevo dire come la penso io e come la pensano i miei amici.
EHI… ma chi ha parlato!!!?”
Bach: “Io, Bach…ACCIDENTI! Mi sono emozionato e mi è scappata di nuovo la pipì!”

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