Raperonzolo

Raperonzolo

C’era una volta una giovane coppia di sposi che viveva in una casetta accanto al giardino di una maga di nome Gertrude. Il giardino era pieno di ortaggi e fiori di ogni tipo; nessuno, tuttavia, osava entrarvi per paura della maga.

Un giorno Elisabetta, la nostra giovane sposa, che aspettava un bambino, guardando il giardino dalla finestra vide, in un’aiuola, dei meravigliosi raperonzoli. Subito fu presa da una voglia irresistibile di mangiarli e, sapendo bene che non poteva, cominciò pian piano a star male, finché il marito Giacomo, vedendola sempre più smunta e magra, si preoccupò e la spinse a confidarsi: “Ah! Ho una tale voglia dei raperonzoli che crescono nel giardino della maga Gertrude, che mi sta consumando… credo proprio che morirò se non riesco a mangiarne almeno uno!”, disse Elisabetta.

Al povero Giacomo non restava che esaudire il desiderio della moglie: non poteva certo lasciare che lei soffrisse! E allora, decise: “Riuscirò a prenderne qualcuno, costi quel che costi!”. Detto, fatto: di soppiatto, una notte, Giacomo raggiunse l’aiuola dei raperonzoli, ne raccolse una manciata e fuggì via di corsa.

Elisabetta, appena li vide, li mangiò avidamente. Ma poi, la sua voglia era ancora più grande di prima! Giacomo, allora, dovette ripetere la rischiosa impresa della notte precedente. Questa volta, però, non ebbe altrettanta fortuna: ad accoglierlo, infatti, trovò la maga Gertrude: “Come hai osato penetrare di soppiatto nel mio giardino per rubare i miei raperonzoli?!” gli chiese. Il povero Giacomo le raccontò della moglie e della sua voglia irresistibile. La maga Gertrude allora, gli disse: “Va bene, porta pure via tutti i raperonzoli che vuoi, ma a una condizione: non appena nascerà, voglio che tu mi dia il vostro bambino.”

Terrorizzato, Giacomo, non poteva far altro che accettare e così, quando, dopo qualche mese, nacque la piccola Angelica, la maga venne a reclamarla e, portatala via con sè, le diede il nome Raperonzolo.

Quando Raperonzolo compì 12 anni, la maga la chiuse in una torre altissima che non aveva scala né porta, ma solo un’altissima finestrella. Ogni volta che Gertrude voleva salire in cima alla torre, chiamava:

“Oh Raperonzolo getta i tuoi capelli
morbidi, lisci, setosi e assai belli.
Io per salire mi ci aggrapperò
e in un momento insieme a te sarò!”

Allora Raperonzolo, che aveva capelli lunghissimi e bellissimi, scioglieva le sue trecce e la maga si arrampicava su per la torre. Un giorno, un principe di nome Romualdo, attraversando il vicino bosco, udì un canto soave: ammaliato da quella splendida voce, decise di seguirla finché, giunto davanti alla torre, vide che a cantare era una fanciulla dai lunghissimi capelli dorati affacciata ad un’altissima finestrella. Subito, se ne innamorò perdutamente.

Ogni giorno, di nascosto, andava nel bosco per vederla alla finestra e sentirla cantare. Ma disperava di poterla raggiungere: la torre, come sappiamo, era altissima e priva di porte e finestre. Finchè, un giorno, vide giungere la maga che come sempre, chiamò:

“Oh Raperonzolo getta i tuoi capelli
morbidi, lisci, setosi e assai belli.
Io per salire mi ci aggrapperò
e in un momento insieme a te sarò!”

Ecco come fare per entrare nella torre! Il principe Romualdo memorizzò bene le parole e il giorno seguente, sul far della sera, andò alla torre e gridò:

“Oh Raperonzolo getta i tuoi capelli
morbidi, lisci, setosi e assai belli.
Io per salire mi ci aggrapperò
e in un momento insieme a te sarò!”

Ed ecco, Raperonzolo sciolse i capelli, il principe vi si aggrappò e fu sollevato su per la torre. Raggiunta la fanciulla, il principe le dichiarò tutto il suo amore e le chiese di sposarlo. Raperonzolo, all’inizio spaventata e perplessa, si rese conto che il giovane aveva un buon cuore, e decise di accettare la proposta.

Insieme, cominciarono a pensare come fuggire dalla torre e alla fine trovarono uno stratagemma: il principe Romualdo sarebbe tornato tutte le notti e avrebbe portato a Raperonzolo della seta; con la seta, Raperonzolo avrebbe tessuto una scala e così sarebbe potuta fuggire dalla torre.

L’opera era quasi completata, quando, un giorno, Raperonzolo parlò accidentalmente del principe Romualdo alla maga Gertrude… apriti cielo: accecata dalla rabbia, Gertrude le tagliò le trecce, la condusse nel deserto e lì la abbandonò.
Quando, quella stessa notte, il principe Romualdo si arrampicò, come sempre, sulla torre, trovò ad aspettarlo Gertrude: “Va’ a causa tua” – gli disse la maga – ”Raperonzolo è perduta per sempre!”.

Egli allora, disperato, si butto giù dalla torre e, caduto sui rovi sottostanti, rimase accecato. Vagò cieco e disperato per i boschi per anni ed anni, finché un giorno, giunto nel deserto, riconobbe la voce di cui si era innamorato: quella di Raperonzolo. Ella, quando lo vide, si mise a piangere di gioia e commozione. Le sue lacrime, cadute sugli occhi del principe Romualdo, gli resero la vista. Il principe la portò così nel suo regno dove vissero felici e contenti.

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