San Francesco e gli uccelli
Corrado Govoni
Leggiamo insieme San Francesco e gli uccelli di Corrado Govoni
Tu sì che lo sapevi
perché sono felici gli uccelletti,
tutt’ali per volare e gole per cantare:
perché toccan la terra
soltanto per dormire e per morire.
Erano i tuoi fratelli tripudianti,
anch’essi mendicanti
che campan di minuzie
raccolte per le strade e nei cortili.
E con un cenno della mano
li radunavi tutti:
dai cespugli, vicino; dai boschi, lontano.
Allora ti volavan sulle spalle e sulla testa
e, beccandoti e tirandoti la tonaca,
ti facevano festa
senza sapere quello che volevi.
Poi si quietavano guardandoti
per ascoltare ciò che tu dicevi.
« Lodate sempre il nostro buon Signore!
Lo dovete lodare a tutte le ore!
Non sapete né filare né cucire:
v’ha dato un vestimento duplicato;
perché non seminate né mietete,
vi pasce; e vi dà i fiumi per bere,
e per i nidi gli alberi in fiore.
Lodato sempre sia nostro Signore!»
Gli uccelli rispondevano a gran voce,
e tu li benedivi e licenziavi
con un segno di croce.
Oh! quante volte ti fermasti ad
ammirarli lungo le siepi, sotto i pini,
affaccendati ad intrecciar le culle
di fuscelli, di bioccoli e di crini,
ed a covare zitti e segreti!
La tortorella, quand’era stanca
di stare con la pancia sopra l’uova
calde che tu; toccavi con un dito
per sentir muovere i pulcini,
usciva fuori a picchiare
il maschio, con piccoli gridi:
lo costringeva a far da mamma.
Quante volte parlasti con le rondini,
coi loro rondinini ancora ignudi
che facevano sporco fuor dei nidi!
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