Sandro e Sawkat
Annamaria Gatti
Pubblicato sul periodico quindicinale: Città nuova n. 2-2003
Mi chiamo Sandro. Vivo in una piccola città e faccio la terza. Quest’anno c’è una novità nella mia classe: è arrivato un bambino nuovo.
Secondo me è “nuovo” per tante ragioni: non era con noi l’anno scorso, non abitava nella nostra città e nemmeno in Italia.
Viene da un paese lontano, ma così lontano che ci vogliono molte ore anche in aereo, se vuoi andare a visitarlo.
Tutti prima avevamo un po’ di timore a parlargli; poi però volevamo sapere quali erano i suoi giochi preferiti, i nomi dei suoi amici e della squadra di calcio preferita… Sawkat rispondeva a tutti con i suoi grandi occhi neri neri un po’ impauriti e con un’unica espressione “Heò”.
“Ma dai!” ho osservato io “Non vedete che non capisce l’italiano’ parla e capisce solo il bengalese… per adesso…”
Io gli ho buttato il braccio al collo e gli ho fatto capire che potevamo giocare a prenderci. Tutto senza una parola…
Dopo qualche giorno Sawkat ha disegnato un uomo, una donna e un bambino: era la sua famiglia.
La mia compagna Elena allora ha disegnato su un foglio la sua famiglia, cagnolino compreso, perché, ha scritto, fa parte della tribù… L’idea è girata in classe e tutti, prima o poi, hanno collaborato alla redazione del “Libro per Sawkat”. Dopo la famiglia gli abbiamo disegnato e raccontato, con parole facili e in stampato maiuscolo, i nostri giochi, le nostre case, gli amici e anche le parole utili per muoversi in città e a scuola.
Ho pensato che era proprio una buona idea: se doveva imparare a leggere, meglio che imparasse a farlo sui nostri disegni e i nostri messaggi.
Anche noi abbiamo cercato di imparare il bengali, ma che pasticcio! E’ una lingua così difficile! Sawkat, quando sente i nostri tentativi, ride a crepapelle. Ride anche quando la maestra Ada prova a ripetere quei suoni stravaganti. Solo io, che sono il suo compagno di banco, ho qualche successo con il bengali, tanto che, proprio la maestra Ada, ieri mi ha detto sottovoce: “Sandro, se tu fossi così bravo nel calcolo!”
Io però, proprio l’altro giorno, ho fatto una scoperta straordinaria.
Sawkat conosce già i numeri, ed è bravissimo in aritmetica perché esegue addizioni e sottrazioni in un lampo. Tutti sono stupiti; quando l’ho raccontato alla maestra, stentava a crederci e pensava che, sotto sotto, ci fosse un trucco.
Solo io avevo capito il segreto del mio amico che viene da lontano: lui conta velocemente servendosi delle falangi, quando noi invece ci accontentiamo delle dita, così ha a disposizione 28 unità e noi solo 10.
Ho deciso: io insegnerò a Sawkat l’italiano, in cambio di gare e allenamenti di calcolo veloce in bengalese. Forse diventerò un campione nel calcolo, la maestra Ada non crederà alle sue orecchie e dirà che… è accaduto il miracolo.