La Sfinge di Tebe

Sfinge di Tebe

Su un’enorme roccia che dominava la strada di Tebe, viveva ai tempi dei tempi la Sfinge. Era un terribile mostro dalle ali di aquila, il volto e il petto di donna e il corpo simile a quello di un feroce leone.

Si appostava notte e giorno sul monte Citerone in attesa dei viaggiatori: appena li avvistava, li fermava e proponeva loro un enigma, “l’enigma della Sfinge”. Tutti quelli che non sapevano risolvere l’enigma, venivano immediatamente divorati dal feroce mostro.

È inutile dirvi che erano innumerevoli le vittime della Sfinge e gli abitanti della città di Tebe erano disperati a causa della triste sorte inflitta loro da Giunone per punirli di aver trascurato i sacrifici in suo onore. Purtroppo, nessuno mai era riuscito a sciogliere gli enigmi proposti dal terribile mostro e passare sotto il monte Citerone significava andare incontro a morte sicura.

Fu allora che il re di Tebe Creonte, fratello di Giocasta, sperando di metter fine a questo tragico flagello, pubblicò un bando che diceva così: “Il re concederà la mano della principessa Giocasta e offrirà il trono di Tebe a colui che libererà il paese dall’incubo della Sfinge”.

Proprio in quel tempo, nella città di Tebe, si trovava Edipo, il re di Corinto. Dopo aver letto attentamente il bando, decise di tentare l’impresa.
“O uomo straniero che vieni da lontano, tu sei molto ardimentoso!”, disse con voce graffiante il mostro. “Fermati! Devo proporti un enigma: sai dirmi quale sia l’animale che il mattino cammina su quattro piedi, a mezzodì su due e la sera su tre?”.

Edipo, uomo saggio e intelligente, stette un momento a riflettere, poi, con un sorriso di trionfo rispose: “Quell’animale è l’uomo. Egli, infatti, da bambino si trascina sulle mani e sui piedi; diventato grande, cammina sui due piedi, infine, da vecchio, si appoggia sul bastone”. Aveva proprio indovinato!

La Sfinge, vedendo per la prima volta risolto il suo enigma, si precipitò rabbiosa dall’alto del roccioso Citerone e si uccise. E il popolo festante gridò per le vie di Tebe: “Uno straniero ci ha liberati dal terribile flagello! A lui, dunque, spetta il trono e la mano della regina Giocasta!”. Così Edipo entrò nella città come trionfatore e, come il destino volle, sposò la regina Giocasta.

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