Storia di Roberto che vola

Heinrich Hoffmann (1809-1894) - Tratta dall'Edizione Italiana di Struwwelpeter - Nelle traduzioni di Gaetano Negri e Maria Luisa Heinz-Mazzoni

Storia di Roberto che vola

Leggiamo insieme: Storia di Roberto che vola di Heinrich Hoffmann

Nella traduzione di Gaetano Negri (1882)

Quando infuria la tempesta
Quando piove a catinelle
Fuor non mettono la testa
Bambinelli e bambinelle.
Ma con stupido ardimento,
Sfida l’acqua, sfida il vento
Quello sciocco di Roberto
Con in man l’ombrello aperto.

Il furor dell’uragano
Strappa, schianta fiori e piante.
Tien l’ombrello fermo in mano
Quel fanciullo petulante.
Ma l’ombrello rigonfiato
S’alza e il bimbo è trascinato.
Egli grida! Chi lo sente
Nel terribile frangente?
Ver le nubi va l’ombrello
Preceduto dal cappello.

Su nel cielo più lontano
È Roberto ormai perduto.
Lo cercan dovunque invano,
E nessun l’ha più veduto.

 

Nella traduzione di Maria Luisa Heinz-Mazzoni (1983)

Quando giù la pioggia scroscia,
quando il vento i campi affloscia,
ogni bimba, ogni bambino
resta in casa per benino.
Ma Roberto fa il gradasso:
“Oggi è bello andare a spasso!”.
E sui campi nel pantano
sguazza con l’ombrello in mano.

Fischia e romba la burrasca,
piega l’albero qual frasca!
Vien il ombrello accalappiato
e Roberto è sollevato
su, lontano, in men che niente.
Il suo grido non si sente.
Già le nuvole ha urtato
e il cappello s’è involato.

Volan via Roberto e ombrello
fra le nubi, ed il cappello,
più veloce là davanti,
tocca il cielo in pochi istanti.
Dove andarono a finire,
no, nessuno lo può dire.

 

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