Sulla spiaggia di Ostia

Gianni Rodari

Tratto da "Favole al telefono". - Edizione Einaudi.Tutte le sere un viaggiatore di commercio telefonava a sua figlia e le raccontava una storia...

Sulla spiaggia di Ostia

Leggiamo insieme: Sulla spiaggia di Ostia di Gianni Rodari

A pochi chilometri da Roma c’è la spiaggia di Ostia, e i romani d’estate ci vanno a migliaia di migliaia, sulla spiaggia non resta nemmeno lo spazio per scavare una buca con la paletta, e chi arriva ultimo non sa dove piantare l’ombrellone.

Una volta capitò sulla spiaggia di Ostia un bizzarro signore, davvero spiritoso. Arrivò per ultimo, con l’ombrellone sotto il braccio, e non trovò il posto per piantarlo. Allora lo aprì, diede un’aggiustatina al manico e subito l’ombrellone si sollevò per aria, scavalcò migliaia di migliaia di ombrelloni e andò a mettersi proprio in riva al mare, ma due o tre metri sopra la punta degli altri ombrelloni.

Lo spiritoso signore aprì la sua sedia a sdraio, e anche quella galleggiò per aria; si sdraiò all’ombra dell’ombrellone, levò di tasca un libro e cominciò a leggere, respirando l’aria del mare, frizzante di sale e di iodio.

La gente, sulle prime, non se ne accorse nemmeno. Stavano tutti sotto i loro ombrelloni, cercavano di vedere un pezzetto di mare tra le teste di quelli che stavano davanti, o facevano le parole crociate, e nessuno guardava per aria.

Ma ad un tratto una signora sentì qualcosa cadere sul suo ombrellone, pensò che fosse una palla, uscì per sgridare i bambini, si guardò intorno, guardò per aria e vide lo spiritoso signore sospeso sulla sua testa.

Il signore guardava in giù e disse a qualla signora:
“Scusi, signora, mi è caduto il libro. Me lo ributta per cortesia?”.

La signora, per la sorpresa, cadde seduta nella sabbia e siccome era molto grassa non riusciva a risollevarsi. Accorsero i parenti per aiutarla, e la signora, senza parlare, indicò loro col dito l’ombrellone volante.

“Per piacere,” ripeté lo spiritoso signore, “mi ributtano sul il mio libro?”.
“Ma non vede che ha spaventato nostra zia!”.
“Mi dispiace tanto, non ne avevo davvero l’intenzione”.
“E allora scenda di lì, è proibito”.
“Niente affatto, sulla spiaggia non c’era posto e mi sono messo qui. Anch’io pago le tasse, sa?”.

Uno dopo l’altro, intanto, tutti i romani della spiaggia si decisero a guardare per aria, e si additavano ridendo quel bizzarro bagnante.

“Anvedi quello,” dicevano, “ci ha l’ombrellone a reazzione!”.
“A Gagarin”, gli gridavano, “me fai montà pure ammé?”.

Un ragazzino gli gettò su il libro, e il signore lo sfogliava nervosamente per ritrovare il segno, poi si rimise a leggere sbuffando. Pian piano lo lasciarono in pace.

Solo i bambini, ogni tanto, guardavano per aria con invidia, e i più coraggiosi chiamavano:
“Signore, signore!”.
“Che volete?”.
“Perchè non ci insegna come si fa a star per aria così?”.

Ma quello sbuffava e tornava a leggere.

Al tramonto, con un leggero sibilo, l’ombrellone volò via, lo spiritoso signore atterrò sulla strada vicino alla sua motocicletta, montò in sella e se ne andò.

Chissà chi era e chissà dove aveva comprato quell’ombrellone.

 

 

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Un commento su “Sulla spiaggia di Ostia”

  1. Lulla 65 says:

    Che carinaaaaaaaaaaaaaaa

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