Tre compagne di sventura
Elena Giulia Ghelardini
Tratta da "Le fiabe della fatina Nenè", Sensoinverso Edizioni
Un dì, nella Savana, tre amiche suddite del re Leone decisero in comune accordo di far colpo sul loro sovrano, per chiedergli in cambio un po’ del suo potere. La compagnia era costituita da una giraffa, una iena ed una zebra. Si riunirono in gran segreto in un luogo lontano da occhi indiscreti e lì cominciarono ad elaborare il piano che, speravano, le avrebbe rese importanti nel grande regno. Dopo una notte insonne, le tre giunsero a definire l’idea vincente: avrebbero portato a re Leone le meraviglie del cielo!
Così, in una giornata un po’ nuvolosa presero una corda e, grazie all’aiuto del lungo collo dell’amica giraffa, la lanciarono verso l’alto, attorcigliandola intorno ad una grossa e soffice nuvola bianca. “Porteremo questa nuvoletta al nostro re e verremo largamente ricompensate!”, sentenziò la iena ridendo soddisfatta. La prigioniera però si arrabbiò molto e cominciò presto ad ingrigirsi. Subito le vennero in soccorso le sue amiche del cielo, sempre più scure, più grandi e più minacciose. In pochi istanti le teste delle tre compagne furono sovrastate da un manto cupo e la nuvola che tenevano legata stretta si sciolse in una pioggia fredda e fitta. La giraffa, la iena e la zebra furono così costrette a scappare in cerca di un riparo. “Abbiamo sbagliato dono!”, gridò convinta la zebra.
“Porteremo a re Leone la luna e di sicuro non ci bagneremo!”.
Aspettarono con impazienza che calasse la notte ma in quel lasso di tempo non pensarono minimamente a come poter realizzare l’impresa, solo confabularono tra di loro immaginandosi già ricche e potenti. Quando finalmente sopraggiunse l’oscurità del cielo, la luna apparve bella tonda e lucente. “Eccola!”, esclamò la zebra, “Prendiamola!”. Già, ma come fare? Raggiunsero il punto più alto della Savana e da lì la giraffa cominciò ad allungare il collo più che poté. “Non ci arrivo!”, disse infine, rinunciando per la fatica. “È troppo in alto, non ce la farò mai!”.
Anche questo progetto sembrava irrealizzabile, così le tre compagne si incamminarono mestamente sulla via del ritorno, finché in lontananza scorsero un pozzo. La iena, assetata, cominciò a correre veloce per raggiungerlo e controllare che in fondo a quel buco vi fosse dell’acqua per ristorarsi. Con grande sorpresa vide sì l’acqua, ma anche la faccia bianca della luna, laggiù in fondo, proprio davanti ai suoi occhi. “Amiche, possiamo ancora farcela! La luna è caduta nel pozzo! Da qui sarà più facile prenderla!”. Troppo esaltate per guardare in cielo ed accorgersi che la luna in realtà non era affatto caduta, ma si stava solo specchiando nell’acqua, le due compagne raggiunsero la iena.
La zebra si affacciò incredula alla bocca del pozzo e sporgendosi vi cadde dentro. La iena allora guardò meglio nel fondo per capire se l’amica, ormai caduta, avesse già afferrato la luna, ma anche lei perse l’equilibrio e raggiunse la compare. Entrambe constatarono che la luna là dentro proprio non c’era, bensì le stava guardando divertita dall’alto. Ci vollero parecchie ore prima che la giraffa riuscisse a tirare fuori le due sventurate, ma il desiderio di diventare ricche e potenti era talmente grande che decisero di non arrendersi e provare di nuovo.
Questa volta avrebbero rubato le stelle per re Leone e sarebbe stato facile perché, si sa, ogni tanto le stelle cadono. Così, una sera che per tradizione prometteva stelle cadenti, le tre amiche si sdraiarono sotto il manto scuro del cielo. Accanto a loro avevano preparato degli enormi sacchi in cui le stelle sarebbero presto cadute, senza che loro dovessero fare il minimo sforzo. Ne erano certe! Attendendo che lo spettacolo avesse inizio, purtroppo la giraffa, la iena e la zebra si addormentarono sfinite, non potendoselo godere.
Al mattino si svegliarono di soprassalto, chiusero gli enormi sacchi senza nemmeno controllarne il contenuto e, saltellando per la gioia, li portarono alla corte del re Leone. Il sovrano le ricevette incuriosito, ma quando fu il momento di consegnare il loro dono tutti i presenti si resero conto che in realtà i sacchi erano completamente vuoti. Le tre amiche si sentirono umiliate e videro per l’ultima volta sfumare la possibilità di diventare ricche e potenti. Il re, divertito dai racconti delle loro mancate imprese, le ammonì dicendo: “Le meraviglie del cielo sono per tutti ed io mai le vorrei solo per me. Non tentate di farvi grandi ai miei occhi con doni che in alcun modo potreste garantirmi, ma fatevi grandi fra di voi, grazie ai doni che già possedete!”.
Le tre amiche si allontanarono riflettendo sulle parole del loro sovrano e da quel giorno, coltivando con fatica le proprie virtù, si arricchirono molto, in un modo inaspettato, ma più gratificante.