Trombakir
Trombakir, pirata nero
ha la barba dipinta di mistero.
Vince tutti e stravince e quand’è stanco
ha i ferri che gli pendono dal fianco.
Nel forziere, colpiti da spavento
anche gli ori diventano d’argento.
Presi dalla paura, anche i diamanti
diventano carbone tutti quanti.
Son passati; molti anni e Trobmbakir
ha dovuto pian piano incanutir;
pian piano la sua barba (ch’era nera)
s’è scolorita in tragica maniera.
Il suo forziere, già tutto tarlato,
è un mucchio di carbone diventato:
l’arsenal della sua ferocità
giace impegnato al Monte di Pietà.
Due gentili uccellini (che portento!)
giocano colla sua barba d’argento
mentre i loro simpatici figlioli
invocan la scagliola ed i pignoli.
La vita fremebonda del pirata
s’è (non si sa perché) tranquillizzata:
una serie di placidi sbadigli
sostituisce le lotte ed i perigli.
Spegne un grazioso berrettin da notte
anche il ricordo delle dure lotte:
spegne gli altri ricordi (senza fretta)
una vecchia stanchissima civetta.