Uccelletti a maggio
Diego Valeri
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Con gli uccelletti, che frequentano a primavera
inoltrata il vecchio pino dell’orto, credo
che si potrebbe popolare un boschetto.
Dall’alba all’ora di notte un turbinio d’ali e
un solo clamore di vocine forti, brevi e
pungenti, sempre di una misura.
Passeri, certo; e devono convenire qui da
tutte le grondaie del vicinato come bimbi in
un pubblico giardino. Però tra loro c’è anche
qualche uccello forestiero, venuto chissà di
dove; questo che gracida asprigno a modo di
raganella, quest’altro che tenta un gorgheggio
d’acqua sorgiva, o quest’altro ancora che
cigola acuto e monotono.
Lanciano ogni tanto il loro verso strano
tra l’interminabile gridio dei passeri,
ma subito tacciono, sopraffatti e confusi.
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