Una bambina in miniera

Ecco il racconto di Federica, V elementare (6 luglio 2004).

Salve sono Kitti, Kitti Brawn, una bambina di 12 anni e voglio raccontarvi la mia vita, anche se adesso vivo insieme ai miei genitori adottivi che mi hanno preso quando avevo 11 anni, quando lavoravo nelle miniere.
1802 – Quando sono nata, vivevo con la mia famiglia nel Sud-Africa, precisamente a Città del Capo; poi ci siamo spostati e siamo andati a vivere in Zinbabwe.
1806 – Una notte, dei signori vennero nelle case della gente. Io mi svegliai, chiamai i miei genitori e feci vedere quello che stava succedendo là fuori.
Mio papà, con molta fretta, preparò un cavallo, mia madre preparò delle coperte, e io vedevo che portavano via i bambini; non sapevo cosa mi potesse succedere, però scappai con i miei genitori, lontano da tutto questo.
1807 – Trovammo un rifugio nel Ciad, dove i miei genitori trovarono un lavoro e io degli amici e amiche.
Per un anno tutto era tranquillo, avevo persino conosciuto un cacciatore di leoni! Un giorno, quando ero andata a giocare con i miei amici, tornai a casa e vidi che mia madre e mio padre non c’erano. Pensai che fossero ancora a lavorare, allora andai a vedere, ma non c’erano.
Mi spaventai; andai a casa di una mia amica, ma anche i suoi genitori non c’erano. Ad un tratto non vidi più niente, come se qualcuno mi avesse tappato gli occhi. Quando li aprii, mi trovai in una cella di una miniera; ero spaventata e per di più non sapevo cosa fare e dove andare. Un uomo mi prese e mi portò in una miniera. Non capii subito cosa dovevo fare, ma dopo avevo capito; l’uomo mi diede una pala per scavare. Io iniziai, ma dopo un po’ non ce la facevo più, ero stanca. L’uomo, di nome Fernand, mi portò (con altri bambini) a trainare un carro pieno di carbone. Tre bambini spingevano e due tiravano il carro.
Una notte decisi di scappare di nascosto; vidi che gli uomini dormivano, corsi in fretta, più in fretta che potevo, ma… un uomo mi vide, mi afferrò, prese un bastone e… me lo diede sulla schiena. Avevo male, ma riuscii a scappare lo stesso, perché tanto non c’era nessuno che mi potesse aiutare.
Noi bambini lavoravamo, la paga era misera; io pensai ancora dove fossero i miei genitori, mi mancavano così tanto, soltanto cinque anni e mezzo sono stata con loro.
Ora mi chiedete come sono uscita di li? Beh con l’aiuto di Fernand; grazie a lui sono riuscita a scappare.
Aveva capito che soffrivamo; allora mi fece uscire. Avevo capito che era diverso dagli altri, era meno severo e poi mi iniziò a stare simpatico; da quel giorno, 22 settembre 1813, Fernand lo avevo considerato come un fratello. Quando mi fece uscire, però, lui non riuscì a scappare, degli altri uomini lo avevano preso.
Trovai l’uscita, e mi ritrovai su di una strada. La gente passava , ma nessuno mi guardava in faccia.
Un uomo e una donna si fermarono: la donna mi disse: “Non avere paura, adesso ci siamo noi, vieni ti portiamo a casa!”
Mi sembrava una signora gentile e brava.
Grazie a loro oggi sto meglio, vado a scuola e ho anche degli amici.

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