Una magnifica avventura in biblioteca
Ecco il bel racconto di Emma (13 aprile 2012).
Mi trovavo a scuola, ancora aperta nonostante le lezioni fossero finite da un po’. Ero solo e aspettavo che mi raggiungessero i miei amici, che per l’appunto stavano ritardando. Ma dove s’erano cacciati?
Per ingannare il tempo decisi di andare in biblioteca, sperando di trovarci almeno Lidia, la bibliotecaria e fare una chiacchierata con lei. Spinsi la porta della grande sala di lettura e entrai.
Era tutto buio, non si sentivano rumori di sorta; non c’era neanche uno spiraglio di luce dalle finestre ed io avevo un po’ paura. Mi feci coraggio e andai avanti. Toccai uno scaffale e con la mia solita sbadataggine buttai giù alcuni libri.
Mi sembrò di sentire delle vocine che dicevano “ohi!”.
Allora mi allontanai di scatto di lì e mi misi a cercare l’interruttore della luce, ma non ci riuscii. Toccai invece altri libri e ancora una volta udii diversi “ohi, ohi, ohi”.
Incuriosito provai a chiedere se c’era qualcun’ altro, oltre me, nella stanza.
A quel punto non una, ma molte vocine risposero in coro:
“Certo che c’è qualcuno, ci siamo noi libri.”
Ingoiai con fatica e un po’ tremante, continuai a tastare la parete. Volevo proprio vedere chi si prendeva gioco di me.
Finalmente riuscii ad accendere il lungo neon che percorre gran parte del soffitto della biblioteca. Dopo due o tre lampi intermittenti, la stanza s’illuminò.
Mi trovai davanti ad una scena incredibile…
Tutti in fila come ritti soldatini, i libri mi stavano osservando… o almeno ebbi quest’impressione, perché dopo poco si misero a ridere.
“Hi, hi, hi! Tranquillo! Non ti mangiamo mica!” esclamò uno di loro che cercò di calmarmi raccontandomi che, così tanto per tenersi compagnia, quando non c’era nessuno, lui e gli altri suoi compagni di… scaffale, si mettevano a parlare della gente che aveva visitato la biblioteca o di quelli che avevano preso in prestito qualche storia da leggere.
Alcuni libri erano spesso fuori e così avevano modo di visitare le case di chi li ospitava per un po’ e, quando tornavano avevano tante cose da riferire, mentre altri si sentivano un po’ depressi ed erano costantemente di cattivo umore, perché conoscevano solo quelle quattro mura, e quei soliti scaffali.
Naturalmente però l’essere consultati spesso comportava anche dei rischi…
Per esempio il libro “Cuore” aveva un aspetto un po’ sciupato: molte delle sue pagine erano sgualcite per le lacrime dei bambini che si erano commossi nel leggere le storie che conteneva.
Come lui ce n’erano molti altri così malconci, ma ciò nondimeno così tanto amati.
Poi tra tanti, alcuni, come “Il Giornalino di Gian Burrasca”, quando tornavano erano così allegri, che riuscivano a tirare su il morale degli altri colleghi meno fortunati, raccontando loro quanto il bambino o la bambina che lo avevano letto, si erano divertiti.
Infine, come ho già detto, c’erano quelli che venivano lasciati negli scaffali per giorni e giorni e la polvere che si formava tra le pagine li faceva respirare male e a volte tossire rumorosamente, causando dei piccoli vortici di pulviscolo, che contagiava a volte anche i vicini di posto.
Per fortuna Lidia, la bibliotecaria, ogni tanto spolverava con un piumino i vari ripiani, facendo loro il solletico e liberandoli dagli strati di polvere.
Non potevo credere a quanto stavo ascoltando e vedendo… ma soprattutto non riuscivo a realizzare quello che mi stava accadendo.
Costa bianca, copertina patinata, con aspetto integro e pulito.
A quel punto chiesi il nome del libro con cui stavo parlando, senza osare toccarlo, ma lui, prima di rispondermi continuò a dirmi, lamentandosi, che dei “falsi” lettori, quando portano a casa alcuni di loro, si divertono a torturarli, strappando loro le pagine, segnandoli o stropicciando gli angoli. Questo danneggia così tanto il libro, che non lo rende più piacevole e desiderabile.
Si rese conto di aver parlato abbastanza e decise finalmente di presentarsi, dicendo di essere “Il Piccolo Principe”, o meglio di contenere la storia intitolata così.
Ne avevo sentito parlare come di una bellissima storia fantastica, ma non l’avevo mai letto e gli assicurai che, appena avessi potuto, l’avrei preso in prestito.
Ma proprio quando questa avventura mi stava cominciando a piacere, un rumore mi svegliò e mi resi conto di essere nel mio letto.
Era stato solo un sogno!
Provai a riaddormentarmi, ma ero troppo eccitato. Pensai che in fondo i libri, a modo loro ci parlano davvero, basta prenderli in mano e sfogliarne le pagine. Tutti hanno sempre un messaggio da trasmettere ed è per questo che vanno rispettati.
Il mattino seguente mi svegliai e mi feci accompagnare dalla mamma in biblioteca.
Arrivato lì, andai subito alla sezione “storie fantastiche”, compilai la scheda del prestito per “Il Piccolo Principe”; mi era venuta una gran voglia di leggerlo.
Mentre lo tenevo in mano soddisfatto, ebbi l’impressione che la figura disegnata sulla copertina bianca mi facesse l’occhiolino che io ricambiai con un sorriso.