Vedere senza occhi
Questa è la composizione di Lucrezia (26 aprile 2011).
Sono in camera, distesa sul letto. Il balcone è aperto. Tira un vento caldo e lieve. Si sentono delle risate gioiose e delle voci femminili: due ragazze sono sedute su una panchina nel parco e stanno osservando i buffi giochi dei bambini. Lo scrosciare dell’acqua della fontana mi culla. Socchiudo gli occhi… Il mondo è un ruotare di suoni e odori… Il canto delle cinciallegre… Il profumo dei mandorli… All’improvviso nella mia mente si crea un’immagine: un piccolo paesino arroccato su una montagna, fatto di case di pietra e viuzze anguste. I vecchi seduti sulle panchine, le donne che lavano i panni alla fontana, i bambini che giocano sotto un percoco fiorito. Il più piccolo, chiamato Giovanni, ha quattro anni e si diverte a ripetere le parole pronunciate dagli altri. Sua sorella, Maria, ha nove anni e deve badare al fratellino. Poi ci sono Mimmo, Michele, Pietro e Sergio. I quattro ragazzi giocano con delle trottole: quella che gira più a lungo vince. Un’anziana suora del convento vicino sente gli schiamazzi e le urla e ammonisce i bambini, che saltano via e corrono in un posto più sicuro… Poi riapro gli occhi. Di nuovo la fontana, le risate delle ragazze e il vento. Devo aver immaginato il mio paese, Bella, una sessantina d’anni prima. Non so come ci sia riuscita, ma l’ho fatto. E la natura intorno a me rifiorisce…