Il viaggio di Pollicino

Fratelli Grimm

Il viaggio di PollicinoC’era una volta il sarto Alberto che aveva un figlio di nome Gigetto. Il bambino era molto intraprendente e sveglio, però era minuscolo, piccolo, piccolo proprio come un pollice della tua mano. E fu così che tutti iniziarono a chiamarlo Pollicino.

Un giorno Pollicino si presentò a suo padre Alberto e gli disse che voleva ad ogni costo andarsene in giro per il mondo.
Il sarto disse: “Bene figlio mio, sei tu che devi scegliere cosa fare della tua vita”.
Poi gli fabbricò una spada per difendersi durante il viaggio, usando un lungo ago da rammendo.

La mamma di Pollicino preparò un pranzo d’addio, con tutti i piatti preferiti dal suo minuscolo bambino, e dopo aver mangiato con i genitori ed averli salutati per bene Pollicino partì.

Cammina cammina cammina arrivò in una grande foresta. Anche lì camminò per un bel po’ finché non incontrò una banda di briganti che si erano messi in testa di rubare il tesoro del re, ma non sapevano come fare!
Vedendo arrivare un bambino così piccolo con un ago come spada si misero a ridere e a canzonarlo. Poi però pensarono che Pollicino poteva essere molto utile. Piccolo com’era poteva infatti passare dal buco della serratura del castello e poi aprire da dentro la camera del tesoro. Così gli chiesero se voleva andare con loro a fare quel lavoro in cambio di uno scudo d’oro zecchino.
Pollicino accettò e si recò con loro al castello.

Quando arrivarono davanti al grande portone, Pollicino si infilò nella serratura della stanza del tesoro senza nessuna fatica, aprì la finestra e buttò fuori gli scudi d’oro per i briganti, uno dopo l’altro. Ne aveva già buttati un bel numero, ma sul più bello sentì il re arrivare e dovette nascondersi velocemente.

Il re, che si chiamava Venceslao, si accorse subito che tanti scudi erano spariti, ma non riuscì a capire come era potuto accadere, visto che la serratura era perfettamente chiusa e non c’era niente fuori posto.
Il re Venceslao uscì dalla stanza del tesoro, chiamò due sentinelle e le mise di guardia per controllare che non sparisse altro oro.
Pollicino, si mise a prenderli in giro fingendosi uno scudo con le gambe! Li fece correre avanti e indietro per ore nella camera del tesoro finché quelli se ne andarono sfiniti.
Allora finì di gettare gli scudi ai briganti dalla finestra e poi si calò  anche lui. I briganti lo colmarono di lodi e gli chiesero se voleva diventare il loro capo. Ma lui si fece dare il suo scudo d’oro e rispose che prima voleva girare il mondo e continuò per la sua strada.

Dopo qualche giorno di cammino, si fermò a lavorare da un artigiano, ma il lavoro non era di suo gusto e ripartì poco dopo.
Dopo qualche altro giorno fu assunto come domestico in una locanda, ma aveva la brutta abitudine di spiare quello che facevano le cameriere quando i padroni non vedevano e poi di andarglielo a riferire. Così le cameriere iniziarono a fargli degli scherzi sempre più pesanti e dovette andarsene anche da lì. Fu un peccato, perché a Pollicino quel lavoro piaceva ed era divertente. Si sarebbe fermato volentieri ancora un po’. Ma comunque l’esperienza gli servì da lezione, perché fare la spia non è mai una bella cosa!

Un’altra volta, mentre camminava in aperta campagna, incontrò una volpe, Giustina, che lo ingoiò senza neppure farci caso. Pollicino le gridò: “Ehi signora volpe Giustina mi ascolti! Ci sono io nella vostra gola, lasciatemi andare”. “Hai ragione”, rispose la volpe Giustina, “tu sei talmente piccolo che come boccone non vali niente, ma se mi prometti i polli che stanno nel cortile di tuo padre Alberto, io ti lascio libero”.
Pollicino le rispose che poteva avere tutti i polli che voleva e così Giustina  lo sputò e lo riportò a casa lei stessa.

Quando il padre Alberto rivide il suo caro figlioletto era talmente contento che diede volentieri alla volpe tutti i suoi polli. L’importante era che il suo piccolo Gigetto fosse tornato a casa!
“In compenso ti porto una bella moneta”, disse Pollicino e gli porse lo scudo d’oro che si era guadagnato ad aiutare i briganti. Poi raccontò al padre e alla madre tutte le avventure che aveva vissuto mentre girava per il mondo.

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