Voi che per li occhi mi passaste ’l core
Guido Cavalcanti
Leggiamo insieme: Voi che per li occhi mi passaste ’l core di Guido Cavalcanti
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.
E’ vèn tagliando di sì gran valore,
che’ deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.
Questa vertù d’amor che m’ha disfatto
da’ vostr’ occhi gentil’ presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.
Sì giunse ritto ‘l colpo al primo tratto,
che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ‘l cor nel lato manco.
Parafrasi: Voi che per li occhi mi passaste ’l core di Guido Cavalcanti
Voi che attraverso gli occhi mi avete trapassato il cuore
e avete destato la mente addormentata,
guardate la mia vita angosciosa,
che Amore distrugge tra i sospiri.
Egli (Amore) viene colpendo con così grande maestria
che i miei deboli spiriti vitali vengono meno:
rimane solo il mio aspetto esteriore,
in balìa (dell’amore), e un po’ di voce che esprime dolore.
Questa virtù amorosa che mi ha distrutto
è partita dai vostri occhi nobili:
essa mi ha colpito il fianco con una freccia.
Il colpo mi raggiunse in pieno al primo tentativo,
al punto che l’anima, tremando, si riscosse
vedendo il cuore morto nel lato sinistro.
Note su: Voi che per li occhi mi passaste ’l core di Guido Cavalcanti
Gli effetti dolorosi e devastanti che l’amore produce in lui alla presenza della donna amata: questo è ciò che Guido Cavalcanti descrive in questo famosissimo sonetto.
Racconta come Amore l’ha colpito al cuore con una freccia, racconta degli occhi dell’amata attraverso cui il sentimento si fa strada.
Un tema già presente nella tradizione poetica precedente (si pensi a Guittone con Spietata donna e fera o a Guinizelli con Lo vostro bel saluto).
Qui oltre ad Amore che colpisce il cuore, si parla anche di “deboletti spiriti” che abbandonano il poeta in presenza dell’amata e lo rendono simile a una statua.
Metrica: si tratta di un sonetto con schema a rima regolare (ABBA, ABBA, CDE, CDE) in lingua toscana della tradizione letteraria.
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