Yan e il suo viaggio al contrario
Barbara di Castri
Yan era un bambino cinese con i capelli lisci, neri e lucidi; viveva sotto un cielo che sembrava fatto di polvere. Abitava con la sua famiglia in un appartamento come tanti altri, i palazzi della sua città erano tutti uguali e molto alti, sembravano costruzioni giocattolo a cui avevano tolto i colori per dispetto.
Yan quando poteva andava a giocare sul grande fiume vicino casa sua e si ricordava di quando ci andava a pescare con suo nonno. “C’è un tempo per pescare e un tempo per asciugare le reti”, diceva spesso il vecchio nonno. ”Beato te fiume – pensava Yan – la tua acqua ha viaggiato in tanti posti, ha attraversato boschi, città, villaggi e paesi”.
E poi si ricordava di quando suo nonno gli aveva letto la storia di Marco Polo, un esploratore italiano che tanti secoli prima era arrivato fino in Cina, scoprendone le bellezze: i templi, la seta ricamata, i mobili intarsiati, la lacca rossa e la giada verde.
Yan aveva un sogno: voleva fare il viaggio di Marco Polo, ma al contrario: dalla Cina voleva arrivare in Italia. Tutti i giorni metteva da parte yuan, le monete cinesi, per potere finalmente viaggiare. Un giorno il nonno, prima di chiudere gli occhi, davanti ad una tazza di tè profumato al gelsomino, gli aveva detto: “Piccolo Yan, gli ingredienti per vivere una buona vita sono pochi. Pensa al nostro riso cantonese, così semplice e ricco allo stesso tempo. Non dimenticare mai la musica, le letture e i viaggi: sono i condimenti essenziali dell’ingrediente principale: l’amore”. E serenamente si era addormentato, sapendo di avere detto tutto al suo caro nipote.
Gli anni passavano in fretta e finalmente arrivò il giorno della partenza di Yan, oramai aveva finito la scuola ed era diventato un bel ragazzo alto; come Marco Polo stava per iniziare il suo viaggio all’incontrario con un mezzo ben più moderno, avrebbe attraversato il cielo di una buona parte del mondo con l’aereo, per poi scendere in Italia e visitare Roma, Firenze, Napoli, Venezia, Milano. Con il suo zainetto sulle spalle era felice di scoprire le tante meraviglie italiane: il golfo di Napoli che brillava di vita e di colori, piazza san Pietro e piazza Navona a Roma, la città eterna, Firenze e i capolavori del grande Michelangelo, Venezia con i suoi splendidi palazzi e ponti che si rispecchiavano sull’acqua, Milano, una città internazionale, con il suo Duomo gotico. Era contento di avere scoperto le tante meraviglie che sono nascoste in Italia. E pensò che la bellezza è nascosta in tutte le parti del mondo, basta saperla cercare. Yan aveva voglia di raccontare tutto alla sua famiglia e un giorno, mentre passeggiava in piazza Duomo a Milano, successe un fatto molto speciale: vide dietro una vetrina una ragazza bellissima, aveva i capelli biondi e gli occhi verdi con un’espressione dolcissima, alzò lo sguardo e riconobbe un’insegna cinese. La ragazza doveva essere italiana ed era da sola, seduta ad un tavolo mentre stava mangiando qualcosa a lui molto familiare: aveva fra le mani una ciotola di riso cantonese.
Yan sorrise e pensò subito a suo nonno. Entrò subito nel ristorante, mentre un anziano signore gli sorrideva. Era un buon augurio, Yan sapeva che suo nonno gli stava facendo l’occhiolino dal cielo mentre lo incoraggiava dicendo: “Vai piccolo Yan! Hai trovato l’ingrediente principale!”.
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