E’ una questione privata. Privacy e identità sulla rete

Ho vissuto l’adolescenza durante gli anni ‘80, epoca che secondo i miei figli si trova più o meno tra il siluriano ed il giurassico.  In questa età aracaica, pre-web e anche pre-cellulare, in cui il massimo del trend era avere amici di penna e per chiamarsi si usava il citofono, prima o poi imparavi una regola fondamentale della vita: se volevi mantenere un segreto era meglio non raccontarlo a nessuno. Lo imparai a mie spese il giorno che la mamma di una mia compagna di scuola rivelò davanti a tutti il nome del ragazzo che mi piaceva. Ovviamente era presente anche lui.

Ora, anche se a 14 anni un fatto del genere può farti sprofondare in un baratro di vergogna dal quale pensi di non poter riemergere mai più, poi riemergi, sopravvivi e ti fai anche due risate. Ma non tutti i segreti sono così leggeri. E poi un conto sono le parole ed un altro le foto, i messaggi, le dichiarazioni scritte.

Ovvero quello che affidiamo quotidianamente alla rete.
Proprio di questi argomenti, ovvero privacy e identità sulla rete, si è parlato nei giorni scorsi all’incontro tenutosi a Palermo, tappa del tour NavigareSicuri.

Quasi senza accorgercene lasciamo tracce di noi ovunque, indizi che permettono agli altri di sapere molte cose di noi, dai nomi dei nostri familiari a quello del nostro gatto, dalle scuole frequentate a dove abbiamo passato le vacanze. E questi altri che sanno sono tanti, e sicuramente molti di più di quelli che immaginiamo. E’ come se dessimo loro la possibilità di guardarci da una finestra, e di indovinare di noi più di quello che vorremmo.

La soluzione non può essere quella di rinunciare a condividere. Sarebbe stravolgere un elemento che fa parte della nostra epoca e rinunciare a questa meravigliosa opportunità di apertura. Ma almeno che lo si faccia consapevoli, ricordando che quello che non vuoi far sapere a nessuno non lo devi dire a nessuno.

La privacy in fondo non è che questo, la tutela di una sfera intima, privata, delle emozioni prima ancora che delle informazioni, che bisogna imparare a tutelare. Esattamente come nella vita reale a poco a poco si impara a destreggiarsi tra lavoro e casa, tra comitive e amici del cuore, tra flirt e grandi amori, tra baraonde e silenzi.

Ma non è solo una questione di emozioni.

La nostra privacy va tutelata anche dalle intrusioni volontarie di chi cerca di carpire informazioni per agire ai nostri danni. Gianluca Neri, autore multiforme e utilizzatore creativo della rete della prima ora, sa come creare il silenzio in sala. Annuncia ai ragazzi che spiegherà come chiunque può scoprire in poche semplici mosse la password del suo cellulare, risalendo alle informazioni personali attraverso le sue tracce lasciate in giro nei vari siti, da Linkedin a Facebook fino a Flickr, fino a siti che sono in grado di ricostruire gli alberi genealogici. Che fare per proteggersi? Alcune regole semplici sono usare password complicate, evitare di utilizzare nomi di amici e parenti, imparare a mentire quel tanto che basta a non rivelare i dati più sensibili (come la data di nascita), evitare di informare tutti di ogni nostro più piccolo spostamento.

Ma quella più importante è sempre la stessa. Pensare sempre, prima di scrivere, postare, pubblicare e condividere foto e informazioni, se vogliamo davvero che quella cosa smetta di essere solo nostra, per diventare di tutti.

Anna Lo Piano

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