Treni in rima

Treni in rima
di Eleonora Bellini
Illustrazioni di Silvia Caligari

Leggi qualche pagina tratta dal libro:

Augusto il treno giusto
Il treno di notte
Canto del fanalino di coda
Arturo il treno futuro
Il treno che non c’è
Filastrocca del lungo viaggio
Se comandassi il tempo
Filastrocca di zio Tano

Augusto il treno giusto
Signore e signori, bambine
e bambini, dottori e imbianchini,
è in partenza da Oleggio Castello
un treno modello.
Si chiama Augusto,
è pronto sul binario giusto,
ha solo tre vagoni,
ma pieni di pensieri buoni.
– E costa caro il biglietto? –
– Non costa niente! – Se io dico:
– Caro amico, non ti farò più
nemmeno un dispetto –
sarà gratis il biglietto.
Se tu dici: – Amica mia,
stringimi la mano – il viaggio
ce l’avrai in omaggio.
Non essendovi costo,
su Augusto c’è sempre posto:
posti speciali a mamme e bambini,
ai nonni accompagnati dai nipotini.
Il vagone
ristorante è riservato
a chi non ha ancora mangiato.
Il vagone letto
è prenotato per i profughi
di guerra che non hanno più un tetto.
Il macchinista affacciato
al finestrino fischietta
canzoni e sul vagone prato
ogni domenica per tutti c’è una festa.

Il treno di notte
Filastrocca del treno di notte
per un viaggio che inizia alle sette,
mentre il sole fa posto alla luna
ed il giorno – scriverebbe il poeta – s’imbruna.
Mentre il treno percorre l’Italia
c’è chi dorme e chi tesse la maglia,
c’è anche uno che aguzza la vista
che scruta nel buio, ed è il macchinista.

Canto del fanalino di coda
Cari miei, se non lo sapete,
osservate bene, e vedrete
che una coda presuppone una testa
e testa e coda sempre
– si tratti di convogli o di foresta –
s’alternano in placida armonia.
La mia lucetta rossa che ammicca
dal fondo dell’ultima vettura
non è forse quella che più dura?
E a chi s’ostinasse a non capire
dirò ancora che se la locomotiva
dal lungo fischio è la prima
a partire, la luce di coda
certamente è l’ultima a morire.

Arturo il treno futuro
Arturo non ha testa, è un povero treno
di periferia, ha solo carrozze e una motrice.
Eppure, è il nonno che lo dice,
fila sereno e la sua voce
si sente da lontano quando è sera.
Chi lo aspetta sul binario non dispera
chi è arrivato s’affaccia al finestrino
un bambino pensa – Che emozione,
se anch’io potessi fare il capostazione! –
e il ferroviere alza la paletta,
e nella sera Arturo avanza senza fretta,
con tutti i suoi vagoni allineati
così vicini che sembrano abbracciati…
Che pace se la gente sopra il mondo
si snodasse come Arturo piano piano
uno dopo l’altro, tenendosi per mano.

Il treno che non c’è
Hai già visto tutto un vagone
pieno solo di carbone?
No, non è il treno della befana,
non è nemmeno una panzana.
E’ il treno che ora non c’è,
c’era una volta, chissà dov’è.
E’ nel ricordo del signor Gino
che la domenica andava a Torino,
andava a trovare il suo caro fratello
con uova fresche dentro un cestello.
E’ nel ricordo di nonna Maria
che un viaggio lo fece per ferrovia,
fu il viaggio di nozze, giù verso il mare,
otto giorni da incorniciare.
E’ nel ricordo di zio Battista
perché il suo papà faceva il fuochista
e la domenica se lo portava
sopra quel treno su cui lavorava.
Quando alla fine scendeva la sera
diceva il babbo una cosa vera:
– Il carbone è nero nero
come la notte, Battista, davvero
ma nelle fauci della locomotiva
fa un fuoco più chiaro del giorno che arriva.

Filastrocca del lungo viaggio
Filastrocca del lungo viaggio,
nella mia borsa c’è pane e formaggio,
un libro un cane un bel cappello
dentro la borsa c’è pure l’ombrello.

Filastrocca del lungo viaggio,
per affrontarlo con gioia e coraggio
ho un mazzo di carte una radio una biro,
se ancora m’annoio, guardo un po’ un giro.

Filastrocca del lungo viaggio
insegnami oggi ad essere saggio
e il mondo che sfila dal finestrino
ad amarlo almeno un pochino.

Se comandassi il tempo
– Poesia numero uno
Se comandassi il tempo vorrei
tanta pioggia sull’orto e tanto
sole sul mare, poi un poco
di vento al bucato
di mamma che deve asciugare.
Vorrei anche un mantello
di neve a Natale e una sciarpa
di brina sui rami d’inverno.
Ma io non comando (per ora!)
e so che è più bello
che il tempo e il domani
siano ancora un indovinello!

– Poesia numero due
Se comandassi il tempo
vorrei essere grande
in un lampo. Avrei
la giacca, la barba,
la ventiquattr’ore. E tu avresti,
carina, il rossetto, un salotto,
il ferro a vapore, ma
trascorrono piano le ore.
Io vado e vengo dal banco
di scuola, poi gioco,
poi ceno e mi guardo la tele
ma di essere grande
non viene mai l’ora!

Filastrocca di zio Tano
Sopra un’isola del mare
c’è il fuoco del vulcano
e c’è la barca di zio Tano
che ogni giorno va a pescare.

Un mattino chiaro di maggio
che il mare era liscio più dell’olio,
volle tuffarsi giù da un scoglio.
Fece il suo tuffo con coraggio

ed ammarò sopra un canotto
di naviganti, in tutto otto.
Si disse Tano: – E’ proprio buffo:
otto in canotto sotto il mio tuffo! –

Ma chiesero quelli, piano piano:
– Non ci potresti dare una mano? –
– Capisco, venite da lontano.
Tranquilli, ora, che qui c’è Tano -.

Salirono insieme fino al villaggio,
mangiarono insieme pane e formaggio.
Poi Tano disse: – Ho solo un letto,
però c’è spazio nel sottotetto -.

Risposero quelli: – Non t’inquietare,
ma andiamo più a nord, a lavorare -.
Partirono in sette, per andare lontano,
li salutava un po’ triste zio Tano,

finché s’accorse che a lui vicino
era rimasto il più piccolino:
– Vedi, son piccolo per lavorare,
dimmi che posso con te restare -.

Tano sorrise e lo prese in braccio:
– Bimbo mio caro, ora sai cosa faccio?
Accanto al mio ti faccio un lettino,
una sedia, un panchetto, un tavolino.

Ti insegnerò tutte le note del vento,
le stelle infinite del firmamento.
E con zio Tano imparerai a nuotare
più veloce e guizzante dei pesci del mare -.

Trascorsero i mesi, ne trascorsero tanti,
finché un bel giorno si trovaron davanti,
zio Tano e il nipote venuto dal mare,
i sette partiti per lavorare.

– Eccoci qua a darti il buon anno,
zio Tano. I tuoi cari amici ti fanno
mille auguri, un sorriso e un inchino
per avere ospitato il più piccolino -.

A loro sorrise ancora zio Tano,
a tutti quanti stringendo la mano,
e fu un po’ festa, un po’ girotondo
per quei nove nuovi amici del mondo.

 

 

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