Carla Piccinini: filastrocche per sorridere e pensare

Piccinini filastroccheIllustrazioni di Miguel Angel Zicca

Fatti e misfatti

In una strada brutta e stretta
scappa un ladro in bicicletta
e l’insegue un poliziotto.
Sopra un tetto tutto rotto
trotterella in fretta un gatto,
miagolando come un matto.
Anche i bimbi nel salotto
fanno un grande quarantotto:
con biscotti e con prosciutto
han sporcato dappertutto.
Dice mamma con rispetto:
“Buona notte! Tutti a letto!”
Il briccone è catturato
e in prigione trasportato.
Raggiunta poi la bella gattina,
micio attende la mattina.

 

A scuola!

Bimbo, bimbetta,
la scuola vi aspetta.
Ci son tanti bambini,
spensierati e birichini;
si siedono ai banchi
e quando sono stanchi
di scrivere e studiare
si mettono a cantare:
“Giro giro tondo
com’è bello il mondo!
Chi lo vuol conquistare
a scuola deve andare
In cielo sta il sole,
nel prato le viole,
sull’albero le pere,
il latte nel bicchiere,
la rondinella vola,
i bimbi vanno a scuola!”

 

Brina

Che brinata stamattina:
sembra neve, fina fina.
Tutto bianco è diventato;
è più bello pure il prato:
un manto lucente e leggere
ha coperto tutto il nero.
Il sole poi lo scioglierà
e la terra riapparirà.

 

Neve

Fitta fitta, lieve lieve
giù dal ciel scende la neve;
danzando cade leggera
e presto copre la terra nera:
nasconde odio e dolore
col suo lucente candore.

 

Neve (2)

Neve bianca e silenziosa,
rendi bella tu ogni cosa.
Con il tuo candido manto
fai del mondo un bell’incanto.

 

Marzo

Marzo è un mese pazzerello:
vento, pioggia o tempo bello.
Gialle primule son sbocciate
e sui rami forsizie dorate;
dovunque gemme e germogli:
alberi e campi non son più spogli;
brillan di verde e di colori;
a tutti si allietano i cuori.

 

Agrifoglio in fiore

Meraviglia di natura,
in aula una fioritura!
Son sbocciati bianchi fiori,
l’agrifoglio è a tre colori:
rosse bacche tra verdi foglie,
pare bandiera che tutti accoglie.

 

Che brutta primavera

Son tornati a fiorire…
sacchetti e bucce
con stracci e cocci,
per vicoli e campetti…
vetri rotti e cartacce,
siringhe e ferri vecchi,
erbacce e rami secchi…
Ma che brutta primavera!
Una volta così non era:
verdi erano i prati
di fiori tutti ornati,
le strade senza rifiuti
e i giardini ben tenuti.
Come prima potrebbe tornare
se tutti ci dessimo da fare.

 

Natale

In ciel c’è uno spicchio di luna.
Un bimbo piccino sta nella cuna,
sta in una cuna di legno e di paglia,
accanto rumina un bue, un asino raglia.
Mamma e babbo vegliano attenti;
il piccolo ha scuri occhi splendenti;
non piange per freddo, né per fame:
riposa contento sul letto di strame.
Chiare stelle brillano in cielo,
su Betlemme della sera è il velo;
Giuseppe e Maria non temono più:
chini sul fieno, lieti adoran Gesù.

 

Al papà

Mio caro papà,
con tanta bontà,
mia guida sei tu:
non chiedo di più.
Riposati un po’:
il pane ce l’ho;
sta’ un poco con me:
ho bisogno di te.
Insieme giochiamo,
scherziamo, parliamo…
Tralascia gli affari
e pensa ai tuoi cari.

Mio caro papà,
tanta felicità
ti doni Gesù,
sempre di più.

 

Coro in cascina

Canta un gallo
in mezzo all’aia
ed un cane presto abbaia;
dalla stalla vengon muggiti:
fieno e paglia son finiti.
Dietro la chioccia vanno i pulcini:
cercano larve e granellini.
Bianche oche guardan lontano
dondolandosi piano piano.
Anche le papere voglion mangiare
e la padrona sembran chiamare.
Intorno razzolano tante galline,
bianche, a colori, grandi e piccine.
Quando tutti alfin son sfamati
nella cascina stanno beati
e le diverse voci loro
levano tutti in un lieto coro.

 

Inno alle verdure

Lunghe e verdi le zucchine,
sedano con fusto e foglioline,
in astucci fagioli e piselli,
tondi e rossi i ravanelli,
grandi e bianchi i cavolfiori,
coloriti e polposi i pomodori,
di lattuga teste ricciute,
sode patate, zucche panciute,
dorate cipolle, bianchi finocchi,
vivaci carote per sani occhi,
melanzane viola e peperoni:
per il corpo, tutti buoni!

 

La settimana: come la vorrebbe lo scolaro

Lunedì: Sul divano steso giù a guardare la TV.
Martedì: A spasso libero andare e gli amici ritrovare.
Mercoledì: Non si va a scuola, né si studia una parola.
Giovedì: Di dolci una scorpacciata, poi una lunga passeggiata.
Venerdì: Si mangia il pesce, poi subito si esce.
Sabato: La settimana è finita e facciamo una partita.
oppure
Sabato: La settimana sta per terminare, e non è il caso di studiare
Domenica: La scuola proprio non c’è ed il giorno è tutto per me.

 

La settimana del golosone

Lunedì una pizzetta:
Martedì una polpetta.
Mercoledì un gelatone
alla panna ed al lampone.
Giovedì la cioccolata.
Venerdì la marmellata.
Sabato le patatine.
Domenica le tartine.

 

E’ tornata primavera

E’ tornata primavera
nelle vie e nei giardini,
per i grandi ed i piccini.
é tornata con il sole,
con le primule e le viole,
con i freschi suoi colori
che rallegran tutti i cuori.
Dopo pioggia, neve e brina
è arrivata stamattina.

 

Imparo…

Corpo mio, corpo caro,
a curarti ora imparo.
Se pulito ben sarai,
forse non ti ammalerai.

Cuore mio, cuore caro,
a seguirti ora imparo.
Se ascoltare ti saprò
più felice poi sarò.

 

Povero uccellino!

Un vispo uccellino
io vedo in giardino.
Saltella e cinguetta,
la mamma non aspetta.
Un gatto arriva lesto
e se lo mangia presto.

Chi alla mamma non ubbidisce
tristemente poi finisce.

 

Rime primaverili

Oggi il cielo è brutto,
sembra proprio in lutto:
fa il broncio a tutti noi,
che non lo guardiamo mai.
Tanti fiori stan nei prati
e li guardiam beati.
L’erba è assai cresciuta:
tant’acqua si è bevuta.
Le gemme si sono aperte,
le piante ne son coperte.
Soffia talvolta il vento:
se ulular lo sento
provo un grande spavento.

 

Dalla sorgente al mare

(Storia di un fiume)

Fresca zampilla
l’acqua e scintilla;
garrula ride,
tra i sassi stride;
salta e rimbalza,
al ciel s’innalza.
Gaio RUSCELLO
avanza snello;
il ciel riflette,
alberi e vette;
di masso in masso,
svelto è il suo passo.
Come un bimbo in libertà
il TORRENTE lieto va:
tra i pini va e tra le rocce;
intorno manda mille gocce,
quando un salto lesto fa.
Ma nel piano quando è giunto
nel suo LETTO sta compunto:
un bel FIUME ora è già.
Bagna terre coltivate,
poi paesi e poi città.
Quante opere ha avviate
quando in mare finirà!
Intero, a gran voce,
lieto vi si butta A FOCE;
oppure obbedisce ai richiami
A DELTA, con tanti rami.
Nel grande mare tutto splendente
il fiume dimentica la sorgente.

 

Girotondo

Giro giro tondo,
quant’è vario il mondo,
con grandi e con piccini,
con ricchi e poverini.
Giro giro tondo,
quant’è bello il mondo,
coi monti e con i mari
con piante ed animali.

 

Pioggia

Tic e tac
la pioggia cade,
cade svelta
sulle strade.
Balla e canta:
tic e tac.
Con l’ombrello
vo bel bello
nelle pozze
a far cic ciac.
Scendi scendi,
pioggia bella:
canta a tutti la novella
della nuvola piccina
che s’è sciolta stamattina.

 

La spiaggia d’oro

Stretta stretta,
lunga lunga,
va una strada
verso il mare;
va piccina
in tutta fretta,
lunga lunga,
stretta stretta.
Se la segui,
bimba mia,
sulla spiaggia
arriverai,
sulla grande spiaggia d’oro
che per tutti è preparata:
basta prender quella via
che t’ho detto,
bimba mia.

 

Carnevale

Vien Carnevale:
viva la gioia,
cessi la noia!
Viene il monello:
il mondo è più bello.
Lieti cantiamo,
svelti danziamo:
in compagnia
ci rallegriamo

Viva viva il Carnevale:
stare allegri non fa male!
Cantiam lieti tutti in coro:
“Tu sei proprio un giorno d’oro!”
Coi coriandoli e le stelle,
rosse, gialle, verdi e belle,
vieni il mondo a rallegrare:
tutti oggi san scherzare.
Viva viva Carnevale:
stare allegri non fa male!

 

Madri e figli

Pecora     agnello
mucca     vitello
capra     capretta
oca     ochetta
chioccia     pulcino
cagna     cagnolino
orsa     orsacchiotto
tigre     tigrotto
cerva     cerbiatto

e…il gioco è fatto!

 

Giochi di parole

Sole     mare
viole     volare
parole     cantare
mi duole     pensare
così vole:     penare
quant’è folle!     amare!

Ramo: fiore
frutto: sapore
aria: odore
fuoco: calore
forma: colore
gioia e dolore
vita: amore!

 

La bella lavanderina

La bella lavanderina
che lava i fazzoletti
per i poveretti della città.
Guarda in su,
guarda in giù
chiama presto
chi vuoi tu.
La bella cuochina,
che fa la minestrina
per figli e per marito…
e buon appetito!
Guarda in su,
guarda in giù
chiama presto
chi vuoi tu.
Il bel contadino
che zappa la terra,
riposa un pochino
e poi fa l’inchino.
Guarda in su,
guarda in giù
chiama presto
chi vuoi tu.
Il bell’operaio
sorveglia il motore,
sta in piedi per ore
e stanco poi è.
Guarda in su,
guarda in giù
chiama presto
chi vuoi tu.
La bella massaia
fa tutti i suoi mestieri,
ha tanti pensieri,
ma sorridere sa.
Guarda in su,
guarda in giù
chiama presto
chi vuoi tu.

 

Sogno di bimba

La pentola brontola cupa,
il fuoco allegro scoppietta.
Sgrana gli occhi la pupa,
accanto alla nonnetta.
Ascolta la fiaba attenta,
la nonna narra pian piano.
La bimba alfin s’addormenta.
Il sogno la prende per mano,
la porta tra principi e fate,
tra maghi, orchi e streghe,
in castelli e foreste incantate,
con gli stivali dalle cento leghe.
Nel bosco nero, con Pollicino,
la strada ha persona per ritornare;
ma poi si sveglia nel suo lettino:
la nonna china la sta a guardare.

 

Bucato al sole

é steso un bel bucato,
sui fili allineato;
calzoni e magliette,
gonne e camicette,
tovaglia e tovaglioli,
i calzini dei figlioli,
salviette e salviettine,
biancheria senza fine…
Sventola colorato
al sole il bucato:
bandierine per una festa,
che fanno alzar la testa
e sorridere assai contenti
per quei panni risplendenti.

 

Addio estate

L’estate se ne è andata,
la nebbia già si è alzata.
Addio sole, sabbia, mare
e bei monti da scalare!
In città siamo tornati
alla scuola preparati.

 

I mesi dell’anno

Gennaio: neve, vento e gelo.
Febbraio: ancor grigio il cielo.
Marzo: tornan verdi i prati.
Aprile: i fiori son sbocciati.
Maggio: di rose l’aria odora.
Giugno: di raccolti è l’ora.
Luglio: ai monti o al mare.
Agosto: è duro lavorare.
Settembre: frutti in quantità.
Ottobre: ogni foglia or cadrà.
Novembre: della nebbia il grigiore.
Dicembre: Natale per l’amore

 

Maschere di Carnevale

Quante maschere per via:
che fracasso, che allegria!
Arlecchino multicolore
è sempre di buon umore;
il suo amico Brighella
non ha soldi nella scarsella;
Pulcinella si consola:
suona la mandola.
Di Milano è Meneghino
e Gianduia di Torino;
Stenterello è toscano,
Rugantino romano.
Avaro è Pantalone,
superbo Balanzone.
Graziosa e birichina,
con Rosaura va Colombina.
Tante altre mascherine,
eleganti e chiacchierine,
vanno a spasso in compagnia:
che fracasso, che allegria!

 

Piove

Tic toc, tic toc … fanno i goccioloni.
In casa i bimbi stan buoni.
Dalle finestre guardano fuori
e sentono tanti rumori:
della pioggia il ticchettio,
della gente il chiacchierio,
di motori un gran fracasso …
Più non vogliono andare a spasso.
I rami scuote il vento
e quasi fa spavento.
I bambini sognano il sole
e lo chiaman con dolci parole.

 

Piove: che guaio!

Cielo grigio. Tempo brutto.
Piove piove … dappertutto.
Erbe e fiorellini
fan la doccia nei giardini.
Luccicano strade e tetti.
I bambini, poveretti,
non possono uscire,
non si sanno divertire.
L’acqua dei fiumi cresce,
dalle sponde esce,
allaga e fa danni.
é facile prender malanni.
Con impermeabile ed ombrello,
tutti invocano il tempo bello.

 

Pioggerella

Sei tornata pioggerella,
che ogni cosa rifai bella
Pioggerella d’argento,
tiepida e senza vento,
innaffia erbe e germogli
sugli alberi ancor spogli.
Finisci presto il tuo lavoro
e lascia passare il sole d’oro.

 

Nebbia

é difficile attraversare
quando la nebbia appare:
fitta nasconde la strada
e nessuno sa dove vada.
Il suo umido grigiore
penetra fino al cuore;
a tutti dà malinconia
ma accende la luce della fantasia.

 

Frutti autunnali

In autunno maturan
molti frutti. In pianura
vedi di riso spighe dorate,
nei boschi di montagna
lucidi gusci di castagna.
Anche uva, mele e pere
vengon presto raccolte.
Nelle chiome di verde folte,
ridono cachi grandi e gialli.
Tra pochi giorni ormai
gli alberi non avran più doni:
come la natura tutta,
prenderanno meritato riposo.

 

Colori d’autunno

Autunno, autunno mio,
all’estate diamo addio!
Rosse come il sangue
son le ultime foglie
e gialle come il sole.
Splendono nei giardini
dalie e crisantemi:
colori vivi e lieti
per darci il tuo saluto.
Anche nei prati ti vediamo arrivare,
con scintille di luci chiare.

 

Gennaio

Io son gennaio,
il primo arrivato:
con me l’anno nuovo
è ora iniziato.
Ho stelle di ghiaccio
sul bianco mantello;
di neve è pieno
perfino il cappello.
Vi copro di nebbia,
vi gelo col vento.
Più buono mi sento
talvolta: un po’ di sole
lascia splender nel cielo,
azzurro senza velo.

 

Autunno

L’ho visto stanotte,
col vecchio mantello,
con le scarpe rotte,
ridente e bello.
Chi ho visto? Chi era?
Un cesto portava
di uva bianca e nera.
Lento camminava,
con noci e castagne,
con mele rosse e tonde,
per piani e montagne,
tra gole profonde.
Vestiva di bigio,
ma foglie dorate,
sul capo suo grigio
bene intrecciate,
rendevan più bello
del vecchio l’aspetto.
Col colpo cestello,
col breve passetto,
di dalie ed astri
la terra ornava,
di tralci rossastri.
Dove lui arrivava
di nebbia un velo
opaco spandeva
e dal plumbeo cielo
la pioggia cadeva.
Già forse sapete,
o bimbi, chi era?
Allor, sorridete!
Io sono ciarliera:
a lungo parlai
del vecchio amico,
dei doni, dei guai.
Il nome or vi dico,
tardar più non oso:
quell’uomo curioso
Autunno si chiama,
triste e nebbioso,
bello a chi l’ama.

 

Settembre

Mese di luci e colori:
frutti maturi, ultimi fiori

Com’è bella la collina!
Si vendemmia stamattina:
dai tralci vengono staccati
grappoli neri e dorati.
Tra i filari c’è movimento,
anche se non soffia il vento:
in molti sono al lavoro
per raccoglier quel tesoro.

In pianura è pronto il riso:
ogni campo è un gran sorriso;
tutte quelle spighe bionde
di mare d’oro sembrano onde.

Di pere e mele ben colorite
già in bocca il sapore sentite;
i cachi son verdi ancora:
di raccolto non è ora

Zinnie, astri, dalie a schiera
nei giardini, fino a sera,
alzan note di colore
che rallegran ogni cuore.

 

Lode al latte e ai suoi amici

Anche questa mattina
guardo attenta la vetrina
del fornaio pasticciere,
che mi dà grande piacere.
Una torta con panna lieve,
come una cima bianca di neve…
Oggi pregusto tutto il sapore
di quel morbido candore.
Ed al latte allora penso,
al buon latte chiaro e denso,
quel che mucche sane han dato
e poi l’uomo ha lavorato.

La mattina a colazione
me ne bevo un bel tazzone
e assaporo la bontà
degli yogurt in varietà:
ci son naturali e pure ai frutti,
accontentan proprio tutti.
Per i pasti più importanti
di formaggi ne fan tanti;
con il latte son preparati,
di tempo e cure risultati.
Pasta e risotto più saporiti
con burro e grana son conditi.
Sulla pizza la mozzarella
quanto è buona, quanto è bella.
Con ricotta fan torte e tortellini,
per adulti e per bambini.
Tutti i formaggi non posso dire,
è un elenco a non finire:
ci son molli, ci son duri,
dolci, piccanti, freschi, maturi…
Ciascuno offre il suo sapore,
ognuno nutre e dà vigore.
Del latte lunga è la storia,
però pure ha un’altra gloria:
con il cacao fa il cioccolato
che da tutti è molto amato.

Quando di latte un bel bicchiere
con gusto comincio a bere,
immagino un verde prato,
su un versante soleggiato,
con mucche nere e bianche
che di erba mai son stanche.
Ben nutrite, fan latte sano,
che portato viene al piano.
Qui Centrali ben attrezzate
ad accoglierlo son preparate:
lo forniscono in cartoni chiuso,
pastorizzato, per ogni uso.

Lode a latte e latticini,
la salute per grandi e piccini!

 

Lode al latte e ai suoi amici 2

La mattina, a colazione,
prendo tante cose buone:
latte bianco o cioccolata,
pane, burro e marmellata,
yogurt naturali o ai frutti
io li gusto proprio tutti;
che delizia è poi la panna
sulla torta alta una spanna!

Delle mucche il latte è dono,
nutriente, sano e buono.
Serve pure a far formaggi;
val la pena che li assaggi:
hanno mille e più sapori,
per la salute son tesori.

Il latte con i suoi amici
crescon bimbi forti e felici.

 

Febbraio

Sei un mese breve
e ancora porti neve;
hai pioggia, un po’ di brina
e di sol qualche occhiatina.
Fai sperare il tempo bello
ma tener cappotto e ombrello.
Dalla terra escono fuori
fili d’erba e primi fiori;
crescono le gemme sui rami;
s’odono più fitti richiami
d’uccelli operosi d’intorno.
Più lungo si fa il giorno
e più intensa la vita:
la tregua invernale è finita.

 

Estate al mare

Al mare d’estate
che liete giornate!

Sulla spiaggia la mattina
si respira aria fina:
si può correre o sedere
sulla riva, per godere
delle onde il buon odore,
dell’azzurro lo splendore.
Tra le sdraio e gli ombrelloni
s’alzan mille voci e suoni:
gente d’ogni tipo ed età,
per la tua curiosità.
Donne giovani ed anziane,
brune, bionde e castane;
uomini sono in minoranza,
ragazzini in abbondanza.
Stesi sono ad abbronzarsi,
o sulla riva a rinfrescarsi;
tutti voglion riposare
e goder l’aria del mare.
Sempre c’è qualche bambino
più monello e birichino:
fa dispetti alle signore,
alza sabbia e gran rumore.
Però è presto dimenticato
quando in acqua si è buttato.
Anche lì c’è tanta gente:
c’è chi nuota e chi fa niente,
chi si tuffa, chi sta a galla
e chi gioca con la palla…
Per i bimbi c’è, a profusione,
sabbia da scavo e costruzione;
in qualche spiaggia conchiglie rare
e sassi strani posson trovare.
Bello è la sera, sul lungomare,
veder la luna farsi cullare,
dall’acqua lucida e fresca,
tra le barche e le reti da pesca.

Fortunato chi può al mare
le vacanze sue passare!

 

Scene da spiaggia

Nelle spiagge affollate
son frequenti le sceneggiate:
per chi attento sa osservare
divertimento non può mancare.

C’è la cicciona tutta distesa,
con il figliolo pronto a difesa:
magro e smunto, lì vicino,
pare proprio un cagnolino.
Due bei vispi ragazzetti
a tutti quanti fan dispetti:
spruzzan acqua, alzan la sabbia,
lancian urli per far rabbia.
Incuranti, due innamorati
in ben altro sono occupati.
Una bionda, un po’ anzianotta,
sotto il sol s’è quasi cotta,
ma sorride speranzosa
mentre beve una gazzosa.
Sulla riva passan signori,
sguardo attento, pancia in fuori:
forse cercan compagnia,
poco importa come sia.?
Corre in acqua un giovanotto
e si tuffa con gran botto:
non è certo bella impresa
la panciata che s’è presa.
Un castello in riva al mare
con suo figlio vuole fare
e si impegna il buon papà,
ma qualcosa lì non va;
non sta salda quella rena
e il maniero fa un po’ pena.
Legge attento il suo giornale
un serioso intellettuale:
nel suo studio ancora pare,
non svestito in riva al mare;
ma lo scuote all’improvviso
una palla in pieno viso.
Ora forse si accorgerà
che ha lasciato la città.

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