Diversi e uguali – Fuori dal coro, dentro il coro


Fuori dal coro, dentro il coro!

Giovanni Caviezel e Alfreda Merelli

Racconto tratto da “Diversi e Uguali” – 25 autori e 25 illustratori per un libro speciale, realizzato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni culturali e Culture della Provincia di Siena nell’ambito della XII edizione della Mostra Mercato del Libro per Ragazzi “Volare alla conquista del libro”.

Il 30% del ricavato dalla vendita di questo libro è devoluto in beneficenza a favore dei bambini ricoverati presso il Dipartimento Materno – Infantile dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Siena.
Giorno dopo giorno, si è arrivati finalmente all’appuntamento tanto atteso: la grande rassegna dei Cori Bestiolini della Foresta. Come tutti sanno, si tratta dell’annuale saggio di canto che si svolge di fronte al re Leone e alla sua regale famiglia. I cinque cori, formati da serpenti, bertucce, elefanti, ippopotami, gazzelle e quant’altro, si ritrovano per presentare il loro repertorio, e bisogna dire che tutti questi Cori Bestiolini musicalmente parlando sono in gran forma, tutti tranne tranne uno: si tratta del coro Bemolle, che sta provando e riprovando la canzone “Ippopotamone stanco” da più di tre ore. Il problema è sempre quello: tutto fila liscio fino al momento di attaccare il poderoso ritornello, là dove il testo dice: “… e l’ippopotamone stanco, sapete che fa? Canta da solo trallallallallallà!” Ebbene, tutte le volte che si arriva a quel punto, il piccolo Elefantino Vojodì si emoziona, pasticcia con la proboscide e invece di intonare insieme ai suoi compagni il canto melodioso che tutti si aspettano, quello che appunto fa “trallallallallallà”, ecco che puntualmente dal suo nasetto arricciato, Elefantino Voijodì sbotta in una rauco “Brrrruaaah” assai poco elegante e anzi stonatissimo, lasciando tutti attoniti e mortificati. Il direttore dell’orchestrina, l’esimio Maestro Gianpitone, tenta inutilmente di ricondurre il piccolo sulla retta via, ma al decimo tentativo infruttuoso si arrende e decide di sospendere le prove, incerto sulla condotta da tenere. Elefantino Vojodì, dal canto suo, scoppia a piangere a dirotto, innaffiando di lacrime gli altri cantanti del coro, Giampitone compreso. – Buuuuuh!!! Non ci riesco a fare “trallallallallà” con la mia proboscide! Vi rovinerò completamente la canzone!

– Non piangere, Elefantino, – lo consola Gianpitone – troveremo senz’altro una soluzione.
– L’unica soluzione è andarmene! Così almeno canterete in pace.
– Non se ne parla nemmeno! Un coro siamo, e tutti insieme canteremo.
Nonostante la sua ostentata sicurezza, il Maestro Giampitone non è mica tanto sicuro che la faccenda si risolverà da sé: l’elefantino in effetti fa davvero fatica ad intonare la melodia, con quel naso così particolare. Pensa e pensa, Giampitone si attorciglia e si arrovella, ma senza grandi risultati. Dopo un altro paio di prove che non cambiano di una virgola la situazione, gli animali del coro Bemolle si sparpagliano qua e là avviliti, mentre Elefantino, tutto vergognoso del suo barrito sgraziato si chiude in un ostinato silenzio. Giampitone, dal canto suo, si rifugia su un baobab a meditare.
Ma quella sera, proprio prima di addormentarsi, la piccola scimmia Teodorica ha una piccola idea, e corre a raccontarla agli altri. Nella notte, di bisbiglio in bisbiglio, la trovata della scimmetta si sparpaglia leggera fra tutte quelle teste pelose, e al mattino, poco prima dell’inizio del saggio, il coro Bemolle è davvero pronto. Solo Elefantino Vojodì, che non sa nulla della trovata di Teodorica, è terrorizzato e paralizzato dalla paura di sbagliare, se ne sta con una smorfia triste e non dice una parola. Il coro inizia la canzone, e la musica e le parole lievitano come pane fresco, e nell’aria si spandono, una delizia musicale che si gonfia, pronta ad esplodere nel ritornello: “… e l’ippopotamone stanco, sapete che fa? Canta da solo trallallallallallà!” Elefantino Vojodì trema di paura, ha una paura terribile di sbagliare, è sicuro che sarà l’unico a stonare, a rovinare la canzone, a far fare una bruttissima figura a tutti i suoi compagni e al Maestro Giampitone… Ed ecco, ed ecco che quando arriva il punto fatidico, come un solo bestiolino, tutto il coro invece di cantare “trallallallallallà!” sbraita in un clamoroso “Brrrruaaah!!!”, così forte da coprire il singolo “Brrrruaaah” di Elefantino Vojodì, che così nemmeno si accorge di aver stonato ancora una volta. Re Leone rimane immobilizzato dallo stupore, e guarda perplesso il Maestro Giampitone, ma Gampitone come se niente fosse continua a dirigere, e la canzone va avanti, e alla fine tutti battono le mani perché hanno capito, e il barrito fuori dal coro dell’Elefantino è diventato il canto del coro intero, e re Leone dichiara commosso che una canzone più bella lui non l’ha mai sentita, e Elefantino Vojodì, tutto orgoglioso lancia un ultimo “Brrrruaaah” di gioia mentre gli spunta una lacrima di felicità e tutti applaudono e abbracciano la scimmietta Teodorica, e così siamo arrivati alla fine del racconto, e speriamo che vi sia piaciuto, e se non vi è piaciuto pazienza, sarà per un’altra volta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?