Fiabe a Tempo, Tra mercanti e sultani d’Oriente

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Fiabe a Tempo, Tra mercanti e sultani d’Oriente
riscritte da Sofia Gallo
Edizioni San Paolo
2010

C’è un tempo per l’ascolto e per la letture della fiabe: non è sempre lungo uguale, varia da tre, a sei, a nove, a dodici minuti. Non è detto che il calcolo dei minuti sia esatto, tuttavia il libro ci fornisce una preziosa indicazione di quanto tempo vogliano dedicare a questa bella e affascinante avventura di tuffarci nel mondo delle Mille e una notte, da soli o in compagnia di qualcuno che legga per noi. Questo è il secondo volume di una nuova collana delle edizioni San Paolo: la prima uscita, intitolata Tra Foreste e castelli del Nord riportava fiabe di Andersen, Fll. Grimm e Perrault.

Storia di Sidi Numan
Storia da 6 minuti

Io, grande califfo, – disse il secondo uomo convocato a palazzo – mi chiamo Sidi Numan. Non appartengo a una famiglia aristocratica e neppure a una famiglia ricca, ma conduco vita onesta e tranquilla. Unica pecca: mia moglie. Io avrei voluto sposare una brava donna, gentile e affettuosa, onesta e allegra…invece mi è capitata una disgrazia. Sì, proprio così, una rovina, una dannazione, un’angoscia, un mistero. Lei, mia moglie Amina, è bella e piacente, ma è strana, forse pazza. Pensate, grande califfo, che si rifiuta di mangiare il riso col cucchiaio e si serve di pochi chicchi, ne prende uno per volta e se non sono chicchi di riso, sono briciole di pane e per tutto il giorno si nutre soltanto così. E se fosse tutto qui, va be’. Ma invece no: quella passa le notte con i ghul, i demoni che si cibano di carne umana. Una notte l’ho vista con i miei occhi. Si è alzata, si è vestita ed è uscita al chiaro di luna e io l’ho seguita. È andata al cimitero e lì si è messa a chiacchierare con un ghul e poi si sono fatti insieme un bel banchetto, hanno dissotterrato un cadavere, ne hanno strappato dei pezzi, li hanno divorati, poi hanno buttato le ossa nella terra, richiuso la tomba, si sono salutati e io ho fatto appena in tempo a tornare a letto prima Amina rientrasse pure lei e si ficcasse sotto le coperte come se niente fosse.
Quella notte non ho chiuso occhio e la mattina seguente sono uscito di buon’ora e sono andato in moschea a pregare, ché Allah mi desse una mano a redimere Amina, con calma, con dolcezza. Così a tavola ho tessuto le lodi dei cibi che ci venivano offerti e ho detto, in tutta pacatezza:
“Cara, lo vedi anche tu…sono prelibatezze. Come puoi preferire a essi la carne dei morti…”.
Non l’avessi mai detto! Amina vistasi scoperta è diventata una furia, il viso le si è arrossato per la rabbia e, con gli angoli della bocca piegati orrendamente all’ingiù, ha preso a spruzzarmi sulla faccia gocce e gocce di acqua e di colpo mi ritrovo a essere un cane. Non ci crederete, grande califfo, ma Amina mi ha trasformato in cane!!! E se si trovasse di colpo ricoperto di peli, con la lingua penzoloni e ben saldo su 4 zampe, lei che cosa farebbe? Glielo dico io. Scapperebbe. Già, anche perché Amina mi rincorreva con un bastone nodoso e me le dava di santa ragione, così scappa che ti scappa sono finito da un fornaio, che era uomo di buon cuore e che mi tenne con sé, mi nutrì e mi confortò. Mi diede anche un nome: Rossastro. Credo per via del colore del pelo e io mi rassegnai a fare la vita del cane, finché un giorno in bottega capitò una donna che pagò il pane rifilando al mio padrone una moneta falsa, confusa con le altre.
“Ehi – l’apostrofò il fornaio – pure il mio cane capirebbe che è falsa!”. Mi chiamò e mi fece segno di toccare con la zampa la moneta contraffatta. Io la riconobbi subito, ché era stato fatto un lavoro davvero dozzinale e ci posi la mia zampa sopra, con sicurezza, e divenni famoso.
In un battibaleno si sparse la voce che il cane del fornaio poteva riconoscere a colpo d’occhio o con  una rapida annusata le monete false. E con me divenne celebre pure il fornaio e fece affari d’oro.
Tutti venivano a mostrare le loro monete e mentre io ‘lavoravo’ loro compravano il pane e poi tornavano e compravano altro pane e un giorno venne una donna con 4 monete e io feci il mio dovere e le segnalai subito la moneta falsa e lei mi disse di seguirla.
Io capii che dovevo approfittare di quell’invito: il padrone stava infornando e non si accorse di nulla e io ero stufo di star lì a fare sempre le stesse cose, così sgattaiolai fuori dalla porta e seguii, naso a terra, le orme della donna.
Costei abitava non molto lontano con una bella figlia, dallo sguardo dolce e la voce gentile e carezzevole. Una vera delizia e io le sentii discutere. La donna che mi aveva ‘rapito’ diceva che io non ero un cane, che avevo piuttosto l’aspetto di un uomo, l’intelligenza e l’intuito e uno sguardo particolare; la figlia esitava a crederle, ma l’altra insisteva e sosteneva che ero frutto di una magia. E pensate un po’ di quale magia! Loro due conoscevano bene Amina e spiattellarono, lì davanti a me, che mia moglie era una strega, cattiva, perfida e malvagia. La figlia celestiale della donna, che era invece una maga buona e agiva sempre e soltanto a fin di bene, alla fine si lasciò convincere dalle parole della madre: mi spruzzò di acqua e io tornai uomo.

…continua…

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