La sera che la sera non venne

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La sera che la sera non venne

(poemetto in ottave)
di Bruno Tognolini

Angeli strabici, uomini sparsi,
cani del mondo e pesci del mare,
bimbi che corrono senza stancarsi,
bimbe che guardano senza fiatare,
fate scorbutiche, maghi scomparsi,
oche e somari, foche e zanzare,
tutti vicini, sedetevi intorno:
vi dirò ciò che accadde quel giorno
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1
Quel bel giorno di sabato d’estate
tutto sembrava andare proprio bene:
nelle strade mille auto incolonnate,
nei giardini mille voli di altalene;
dai cortili spuntavano risate,
dalle case gli odori delle cene,
dai tetti mille fumi e mille antenne,
la sera che la sera poi non venne.

2
Proprio così. Alle otto meno venti
il sole in cielo era ancora bello grasso.
Alle otto se la rideva a pieni denti,
e ogni tanto guardava verso il basso.
Alle otto e un quarto scherzava con i venti,
ma non aveva ancora fatto un passo.
O bel melone, allora, cosa fai?
è tardi: te ne vai o non te ne vai?

3
Non se ne va. Gli uomini distratti
ancora non si accorgono di niente.
I bambini giocano a stormi, soddisfatti
di quelle ore azzurre così lente.
Ma agli angoli delle strade tutti i gatti
guardano stupefatti il sole ardente,
rizzano il pelo e via, scappano in tondo
da quel gran cielo che minaccia il mondo.

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4
Le nove meno dieci. Che succede?
Si è levato di colpo un vento rosa,
e soffia così forte che si vede,
e brilla quella luce su ogni cosa.
E il sole ride trionfante e siede
al centro della scena luminosa.
E ora tutti sollevano gli sguardi:
mai vista tanta luce così tardi.

5
Chissà cosa sarà: sarà l’estate?
Avranno aggiunto al giorno un’altra ora?
Si allungheranno ancora le giornate?
E sposteremo gli orologi ancora?
Gli uomini nelle auto incolonnate
guardano quel tramonto, o quell’aurora,
e ognuno pensa qualche congettura,
per non pensare che fa un po’ paura.

6
Dopo un’ora, alle dieci, il sole è là,
fisso come un bottone ben cucito.
Dalla finestra di una casa di città
un bambino lo segna con il dito.
Un passante guarda l’ora e se ne va,
scuotendo il capo, triste e sbigottito.
Il mondo intero ormai trattiene il fiato:
siamo perduti, il sole si è fermato!

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7
Ma se non passa più quel lungo giorno,
allora non passa più mese né anno…
E se non gira il tempo tutto intorno,
allora non torna più il mio compleanno…
E io non cresco più? Senza ritorno
le stagioni sorelle se ne vanno?
Mai più inverno, mai più la primavera?
Per sempre estate, sì, per sempre sera.

8
Queste cose pensavano più o meno
uomini e donne, tristi e spaventati,
mentre in aereo, in automobile ed in treno
già accorrevano decine di scienziati.
Da tutto il mondo nel giro d’un baleno
i governi li avevano chiamati
a radunarsi in una conferenza,
per studiare la gravissima emergenza.

9
“Il sole è fermo perché si è ammalato”
– fa un medico cinese con l’inchino.
“è fermo perché il mare lo ha inzuppato”
– lo corregge un biologo marino.
Ma un astrofisico sei volte laureato
va alla lavagna con gesso e cancellino:
“Epsilon dieci! – strilla – Emme con zero!
Si è fermato per tappare un buco nero!”

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10
E mentre gli scienziati fanno a botte
per scoprire le cause del malanno,
in ogni parte di quella bianca notte
si sparge il panico, ormai, s’aggrava il danno.
Si scatenano furti, grida e lotte:
chi perde tutto, chi acquista con l’inganno,
chi piange e canta, chi bestemmia e prega.
E chi chiude le imposte e se ne frega.

…continua…

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