Polli dappertutto

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Polli dappertutto

di Sofia Gallo
Illustrazioni di Lucia Scuderi
Rizzoli
2008

La battaglia contro i polli, allevati, ingrassati e rimpinzati di ormoni, genera la sfida di costruire un pollaio tutto “ecologico”, dove i polli ruspanti vivranno felici e costituiranno la goia della famiglia, se non che…

Poi mia sorella ha un’idea stravagante, una delle sue:
“Sono carini – dice. “Diamogli un nome. Dai, Matteo!”.
Io sono stufo morto di star lì a guardare degli stupidi pennuti che razzolano nel prato e dico:
“Va bene, ti aiuto!”
“Da dove cominciamo?”, dice lei che adesso vuole che faccia tutto io.
“Dai nomi dei tuoi compagni all’asilo. Li ricordi?”.
“Sì, certo!”.
“Dimmeli allora”.
La prendo per mano e quando incontriamo un pollo gli schiaffiamo un nome a caso. Non sono sicuro di non battezzare due volte lo stesso pollo, ma faremo i conti alla fine.
I polli ruspanti (ho imparato bene questa parola) si chiamano Giuseppe, Fabio, Giacomo, Lory, Andrea, Zarzih…come i bambini dell’asilo.
“Ci sono anche polli bambine?”, chiede a un tratto mia sorella alla mamma.
La mamma ci pensa un po’.
“Sì, certo: le galline! Prima sono tutti polli, poi alcuni diventano galline”.
Mi pare una risposta assurda. O si è maschi o si è femmine!
“Io non ho più nomi da maschio”, piagnucola mia sorella.
“Ti presto quelli dei miei compagni”, taglio corto perché non voglio discussioni.
“Va bene”, dice lei.
Così ci sono anche Beniamino, Luca, Luciano e Gigi. Fa dieci.
Perfetto. Tutti i polli sono stati battezzati e nessun pollo ha due nomi.
“Presto, mettiamoli dentro”, esclama la mamma.
“E come si fa?”.
“Radunateli e spingeteli con la scopa verso la porta del pollaio”.
Questa è la parte più divertente della giornata.
I polli non ne vogliono sapere di seguire le nostre indicazioni e scappano da tutte le parti.
Mia sorella stringe con due mani la scopetta con cui gioca alla massaia, e la agita a destra e sinistra e ride, ride come una matta,
è contagiosa, così dopo un po’rido anch’io e corro con la scopa, troppo grande per me, dietro all’uno o all’altro pollo. Quelli fanno tre passetti sbattendo le ali e si sollevano da terra, poi atterrano e camminano svelti, cambiando direzione a una velocità impressionante.
Non c’è niente da fare.
Dopo mezz’ora di risate soltanto quattro polli sono nel recinto.
“Mamma, aiutaci”, grido.
La mamma afferra una terza scopa, ma ci vuole un’altra mezz’ora per rinchiuderli tutti.
Liberare i polli nel prato è troppo faticoso.
“Andate in bagno a lavarvi. Io arrivo”, dice la mamma con il fiato grosso.
Va ad aprire a Ringo.
Di lì a poco, con aria indifferente, Frisby entra dalla finestra della cucina e si sdraia in poltrona, come se tutto il caos della giornata non lo riguardasse affatto.

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