Salterello e il torrente della vita: leggi il libro

Le nuvole si erano tutte raggruppate, in un cielo azzurro terso.
Ben presto cominciò a piovere.
Una pioggerella calda e piacevole, fatta di tante semplici goccioline.
Dovunque cadessero, tutte si dissolvevano.
Tutte tranne una.
Una gocciolina che, invece di disfarsi, schizzò via rimbalzando.
Non lo fece solo una volta, ma continuò a ripetere questo movimento, all’infinito.
Era Salterello, la goccia salterina.
E tanti erano i posti dove andava a rimbalzare.
Prima sull’erba. “Ehi, tu…mi fai il solletico!” diceva ridacchiando.
Poi sulla strada asfaltata. “Oh, come si scivola veloci qui!'” esclamò Salterello, correndo lungo la superficie.
Lo spazio di tempo, tra un rimbalzo e l’altro, era quello che a Salterello piaceva di più.
Sì, perché allora la gocciolina volava.
Sopra l’erba e sopra la strada.
Volava fluttuando. In libertà.
Oh, voi non sapete quanto Salterello desiderasse dividere con le altre gocce la sua gioia di saltare.
Le altre gocce, però, non avevano assolutamente voglia di seguirlo.
Certo, lo ascoltavano educatamente, ma poi gli dicevano cose piuttosto strane.
Una volta, una gli disse: “Forse per te può andar bene così, Salterello.
Però le gocce non devono rimbalzare.
Quando cadono a terra si dissolvono, e basta.”
Salterello cercava di spiegare, in tutta fretta: “No, no, no… Non vedete? Se ci riesco io, sicuro che potete riuscire anche voi.”
Un’altra volta, un’altra goccia gli disse: “Rimbalzare? Ma io non me lo merito.”
Salterello le rispose: “Non si tratta di meritarselo, oppure no. Provaci soltanto.”
Salterello si rese conto, con rammarico, che nessuna delle altre gocce avrebbe mai rimbalzato.
Non perché non lo volessero.
Piuttosto, invece, perché credevano di non esserne capaci.
“Non sono come le altre gocce,” pensò tra sé il nostro amico, rassegnato.
E riprese a rimbalzare.
Sopra le rocce, su e giù per le colline.
Accanto ai fiori, vicino alle formiche.
La pioggia continuava a cadere, e Salterello cercò di nuovo di parlare alle altre gocce.
“Chi ti credi di essere?” gli chiese una.
“Una goccia, come te…” le rispose Salterello con aria confusa. “Che altro, sennò?”
“Invece no!” gli rispose la goccia, scocciata.
“Se fossi come me, cadendo a terra ti dissolveresti.”
“Ma scusa…” chiese Salterello, “…a che cosa serve disssolversi?”
“Come sarebbe a dire…A CHE COSA SERVE DISSOLVERSI?” gli replicò la goccia, gridando.
“Tutte le gocce di pioggia si dissolvono. Anche tu, quindi, devi farlo: punto e basta. Così è sempre stato, così è e così sempre sarà.”
“E perché?” chiese Saltarello, mostrandosi ostinato.
La goccia non gli rispose, ma si limitò…a dissolversi.
E Saltarello riprese a rimbalzare.
Presto il sole cominciò di nuovo a risplendere.
Al nostro amico piaceva il calore.
I raggi tiepidi lo facevano sentire tutto gasato dentro.
E, quando si sentiva gasato, Salterello gongolava soddisfatto.
Lui stesso si rendeva conto della propria felicità, quando sorrideva, raggiante di piacere.
Si rese anche conto che, più pensava di rimbalzare più in alto rimbalzava.

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Quando pensava invece di rotolare, rotolava più lontano.
“Mmmh,” disse Salterello tra sé, “questo mi sembra molto interessante. Sarei tanto contento se qualcuno mi spiegasse perché succede.”
E proprio mentre pensava così, si trovò sulla riva di un torrente.
Naturalmente, non sapeva che cosa fosse. Prima d’allora, infatti, non aveva mai visto un corso d’acqua.
Si domandò, quindi, se per caso non fossero tante gocce che si erano dissolte, tutte insieme.
Guardò attentamente l’acqua.
Un’altra goccia balzò fuori e venne a posarsi proprio accanto a lui.
“Ciao!” gli disse.
“Santi numi!” esclamò Salterello, in tono sorpreso “Anche tu sai rimbalzare?”
“Certamente!” ripose la goccia “Il mio nome è Cangurino.”
“Che piacere conoscerti, Cangurino!” continuò Salterello.
“Stavo pensando di essere io l’unica goccia al mondo che rimbalza.”
“Stavamo aspettando proprio te, Salterello.”
“Davvero?… Proprio me?”
“Sì,” gli rispose Cangurino, con un bel sorriso, “proprio te!”
“Lo vedi,” continuò Cangurino, “senza di te, il Torrente non rimbalza abbastanza. Ci volevi tu, a completare l’opera.”
Salterello, a questo punto, si sentì un po’ più risollevato.
“Che cos’è un Torrente?” chiese.
“Oh, oh, oh…” fece Cangurino, sogghignando, “tu sei un novellino, non è vero?”
Saltarello rispose di sì, con un cenno del capo.
E Cangurino riprese: “Noi siamo il Torrente. Apparentemente, sembriamo comunissime gocce di pioggia. Ma se vai bene a fondo, Salterello, scoprirai che siamo di più di una semplice particella umida.”
“Siamo dotati di pensiero,” spiegò Cangurino, “e qualunque cosa pensiamo, possiamo realizzarla.”
“Lo so già!” disse Saltarello. “Infatti, quando penso di rimbalzare, rimbalzo più in alto. Se penso di essere felice, gongolo di gioia. Talvolta invece, quando magari penso di dissolvermi, mi sento disfare tutto.”
“Proprio così!” rispose Cangurino.
E riprese: “Già fin da quando le nubi formarono la prima pioggia, le gocce sono state capaci di rimbalzare.”
“Le prime di loro che se ne resero conto decisero di stabilire delle regole.”
“Regole?” chiese Saltarello, meravigliato.
“Sì,” gli spiegò Cangurino. “Soltanto alle gocce più grandi era permesso di rimbalzare.”
“E perché?” domandò Salterello.
“Perché le gocce grandi dicevano che era necessario rimbalzare perfettamente. E soltanto loro potevano farlo in modo corretto.”
“Le gocce piccole, quindi, smisero di rimbalzare. E smisero anche di credere che ci sarebbero mai riuscite.”
Salterello si accorse che una lacrima gli stava spuntando, nell’occhietto.
“Alcune gocce, però,” continuò Cangurino, schiarendosi la voce, “hanno deciso comunque di rimbalzare.”

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E aggiunse, tutto orgoglioso: “Queste gocce, infatti, sapevano che essere una goccia di pioggia vuol dire molto di più che cadere a terra e dissolversi.”
“E il bello del rimbalzare sta nel fatto che puoi rimbalzare, dissolverti, e rimbalzare di nuovo!”
“COME?” fece Saltarello, come se non avesse inteso realmente queste ultime parole.
“Sì, proprio così!” gli spiegò Cangurino. “Mi hai appena visto farlo.”
“Già…” replicò Salterello, con voce titubante, “… ma posso riuscirci anch’io?”
“Certo!” gli rispose Cangurino, sicuro di sé.
“E come?” chiese di nuovo Salterello, tutto eccitato dalla curiosità.
“Guarda un po’ bene il torrente… ” gli replicò Cangurino, senza scomporsi.
Salterello vide i pesci nuotare nelle acque. Sembrava proprio che si sentissero a loro agio, trasportati dalla corrente.
Udì poi il ronzio delle api e si voltò a guardare. Tutte si posavano sui fiori che crescevano in riva al torrente. Ce n’erano grandi e piccoli, di diverso colore e delle più svariate forme. L’acqua che scorreva li faceva crescere rigogliosi.
Salterello guardava le acque scorrere placidamente sopra, sotto, intorno e in mezzo a ogni cosa che incontrassero sul proprio cammino. Che bello era il torrente, e com’era anche gentile e generoso!.
Pensò tra sé che doveva essere la fonte di tutte le cose belle della vita.
“Questo Torrente è l’Amore,” gli spiegò Cangurino.
Ma allora…” fece Salterello, che cominciava a sentirsi un po’ confuso, “…quel corso d’acqua è molto importante.”
“Lo vedi, Salterello…” gli spiegò Cangurino, “tu sei parte di questo Torrente.”
“Tu sei legato al suo flusso, ed è per questo che puoi rimbalzare, dissolverti e rimbalzare di nuovo.”
Saltarello continuò: “Se il flusso d’acqua è importante, ed io sono ad esso strettamente collegato, allora anch’io devo essere importante.”
“Certo!” gli replicò Cangurino, sorridendo.
Salterello, a sua volta, gli rispose con un sorriso timido, come se non fosse ben sicuro di aver capito.
“Lo vedi,” proseguì Cangurino, “tutti siamo strettamente legati al Torrente della Vita. E tutti amiamo la terra, e ogni creatura vivente che la abita.”
“La nostra unione fa la forza,” spiegò Cangurino, “Ci spingiamo l’un l’altro su, fin sulle rocce, intorno ai tronchi d’albero e sotto i ponti.”
“E dovunque rimbalziamo,” proseguì, “il torrente è sempre con noi.”
“Già,” esclamò infine Cangurino, entusiasta, “dovunque tu rimbalzi, con te porti l’amore del Torrente della Vita.”

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“Questo mi fa sentire molto importante!” esclamò Saltarello, tutto orgoglioso.
“Tu sei speciale!” esclamò Cangurino.
“Sono molto felice di averti incontrato!” esclamò Salterello, risollevato.
“Lo sai,” gli spiegò, “tutte le altre gocce si arrabbiavano con me, perché rimbalzavo. Per questo anch’io pensavo che non fosse una bella cosa.”
“Ma no, mamma mia! Che dici?” gli replicò Cangurino. “Rimbalzare è bello!” E diede un grande abbraccio all’amico, fin quasi a farlo sciogliere.
Saltarello non aveva mai provato l’emozione di un abbraccio, prima d’allora. E, mentre vedeva l’acqua del torrente scorrere, si rese conto che gli piaceva questo gesto affettuoso.
Che bella cosa era stata, per Salterello e Cangurino, potersi incontrare!
“Salterello,” gli disse d’un tratto l’amico, con voce triste, “finché le altre gocce non sapranno rimbalzare, non saranno mai capaci di trovare il Torrente della Vita.”
Saltarello aveva capito che Cangurino era una goccia molto saggia.
Perciò gli chiese: “E tu, come pensi che possiamo aiutarle, Cangurino?”
“Lo vedi, amico mio…” gli spiegò Cangurino. “Il dono più grande che abbiamo ricevuto è la capacità di scegliere i nostri pensieri.”
Cangurino sapeva bene che il pensiero di rimbalzare, dissolversi e rimbalzare di nuovo è una scelta che ogni singola goccia deve fare.
“Nel Torrente della Vita,” spiegò a Salterello, “c’è spazio per tutte le gocce, e in ogni giornata di pioggia, ogni singola goccia può scegliere.”
“Scegliere che cosa?” domandò l’amico dopo aver riflettuto un attimo, come se gli fosse sfuggito qualche particolare.
“Scegliere se unirsi al flusso oppure no!” rispose Cangurino soddisfatto, con un bel sorriso.
“Allora io so che cosa scegliere!” disse infine Salterello, sicuro di sé.
“Che cosa?” chiese Cangurino tutto entusiasta.
“Voglio entrare a far parte del Torrente della Vita!”
Così dicendo rimbalzò, volando più alto che mai. Si tuffò delicatamente nel torrente, si dissolse, e si lasciò trasportare dal flusso verso l’ignoto, per fare tanti altri rimbalzi e a dissolversi tante altre volte… per tutta la vita.

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