Tre leoni e una bambina
Tre leoni e una bambina (Ovvero: sulla difesa dei bambini)
di Annamaria Gatti
Un paese africano. Un rapimento: notizia recente di cronaca.
Scorro velocemente il trafiletto.
La rapita è una bambina di quasi dodici anni e piange disperata. Un lamento però sottile e continuo, che si diffonde placido e inquietante d’intorno, come a ricoprire d’angoscia le dune e la notte scintillante.
Sembra una favola dal sapore orientale e invece è una verità tragica, quanto comune a tutte le latitudini.
Ma questi fatti non godono, come invece accade nelle favole, del lieto fine, quello che fa sospirare i bambini e li rassicura che il cavaliere senza macchia e senza paura renderà dolci e sicuri i loro sonni, al riparo degli occhi vigili di mamma e papà.
La bambina continua a lamentarsi, sa che il suo futuro è segnato, forse come quello delle sorelle, ormai cresciute. Nessuno verrà in suo soccorso. E l’infanzia violata vedrà perpetuarsi i macabri rituali di offesa della violenza.
Nessuno arriverà in suo soccorso?
Nessuno, nonostante qualcuno sappia.
Pochi, sono ancora pochi quelli che accorrono, anche nelle nostre foreste di cemento, percorse da giganteschi insetti rombanti…
Ma là, in quel paese africano qualcosa accade. Qualcuno accorre a quel lamento bambino: sono tre leoni.
Hanno sentito il lamento. Forse, osservano gli esperti, è analogo al pianto dei loro cuccioli.
E loro, i re indiscussi, si sono scomodati.
Si sono disposti attorno a lei. Di solito dei leoni si dovrebbe avere paura.
Ma forse esiste qualcuno da temere ancora di più.
I leoni le fanno da scudo di protezione e quando i rapitori tornano a reclamare la loro preda, i leoni la difendono e li costringono alla fuga.
Poi la scortano presso il villaggio.
Possibile che l’uomo sia più insensibile di un leone?
Ci si chiede : è possibile che per istinto il leone difenda un cucciolo in pericolo e nell’animo umano la depravazione e la malvagità abbiano, per alcuni, sopito a tal punto i valori fondamentali, la ragione e l’istinto di sopravvivenza, da diventare carnefici dell’infanzia?
Per quanti bambini ancora non sono rispettati i fondamentali diritti sanciti e sottofirmati?
Non è ancora così capillarmente diffusa la coscienza della difesa del bambino, chiunque esso sia, quello che abita vicino, che vediamo correre sui nostri marciapiedi, entrare nei nostri supermercati, recarsi alle nostre scuole… Non c’è ovunque una coscienza di dover fare quadrato sempre, adulti, giovani, anziani… per difendere i nostri bambini, per spaventare il lupo cattivo (come sempre mi scuso con i lupi), per tessere una ragnatela di rapporti di sostegno, piccoli, ma diffusissimi specchi di verità e di libertà!
Annamaria Gatti
Lonigo, luglio 2005