Mamma elefante: storie di animali per la festa della mamma

Si avvicina la festa della mamma e abbiamo scelto di raccontarvi alcune storie del mondo animale: cominciamo con quella di mamma elefante.

Si tratta  infatti di una madre affettuosa e premurosa. Si prende cura dei suoi cuccioli sin dalla nascita e per tutta la vita. Ma non lo fa da sola. La supportano le altre femmine del branco. Vediamo insieme come.

Una società matriarcale

Gli elefanti vivono in una società matriarcale. Sono le femmine che contribuiscono all’organizzazione del branco. Questo significa che oltre alla mamma ci sono anche le altre elefantesse che si occupano di tutti gli aspetti sociali. In particolare sono le femmine, tutte che contribuiscono alla cura e alla difesa dei piccoli.

Ogni nuovo nato riceve le attenzioni non solo della mamma. Ma anche delle nonne, delle sorelle, zie e cugine.

In particolare sono le nonne che si occupano degli elefantini. I cuccioli imparano osservando le elefantesse anziane. Scoprono così quali piante mangiare, dove trovare acqua e come difendersi dai pericoli.

Mamma elefante: una gravidanza lunghissima

Un’altra curiosità che riguarda le mamme elefante è la durata della gravidanza. Sia le femmine di elefante indiano (Elephas maximus) che di elefante africano (Loxodonta africana) portano in grembo il loro piccolo per quasi due anni.

Questa specie detiene il record della gestazione più lunga in natura: 20-22 mesi (contro i 9 mesi di un essere umano).

Kantu l’elefante e la guerra dei colori

Filastrocca di Elisabetta de Michele

“Kantu non hai finito il minestrone”, disse la mamma furiosa,

ma Kantu scappò urlando: “Questa pappa è schifosa!”

Il piccolo Kantu, cucciolo di elefante indiano,

sedeva tristemente sotto a un banano.

Aveva visto volare un Martin Pescatore

e si era perso in tutto quel colore:

dorso verde, ali azzurre, zampe rosse fuoco,

lui era tutto grigio e si piaceva poco.

Decise di cercare un animale colorato,

che a cambiar colore gli avrebbe insegnato.

Cammina cammina, incontrò un Pitone Moluro,

che strisciava attorno a un cespuglio scuro.

“Ciao sono Kantu l’elefante, tu chi sei?”

“Piacere Kantu, sono il pitone Rei”

“Che bel colore hai! Anch’ io giallo vorrei diventare,

mi puoi dire per favore come posso fare?!”

“Mmm fammi pensare… se tutto il giorno ananas mangerai,

di sicuro stasera giallo tu sarai”.

Kantu corse via tutto contento;

andò in cerca di ananas e ne mangiò 200!

Ma quella sera non cambiò colore,

e al suo stomaco aveva dolore;

era gonfio anche suo il pancino.

La sua mamma lo abbracciò e disse: “Poverino!

Piccolo mio ascoltami, devi mangiare

di tutto un po’ e non devi esagerare!”

Una mattina Kantu partì verso la savana;

nello stagno dietro casa vide una rana viola indiana.

“Ciao io sono Kantu, tu come ti chiami?”

“Piacere Kantu, sono la rana Saltarami”

“Saltarami dimmi: un modo c’è,

per diventare viola come te?”

“Mmm fammi pensare… se tutto il giorno melanzane mangerai

di sicuro stasera viola tu sarai”.

Kantu saltellò via pieno di felicità.

Mangiò 120 melanzane, o forse più chissà!

Ma quella sera non cambiò colore

e per il mal di pancia frignava di dolore.

Si sdraiò sul letto e pianse sul cuscino.

La sua mamma lo abbracciò e disse: “poverino!

Piccolo mio ascoltami, devi mangiare

di tutto un po’ e non devi esagerare!”

La mattina dopo Kantu fino alla savana arrivò,

e lì una bellissima pantera nera incontrò.

“Ciao sono Kantu l’elefante, qual è il tuo nome?”

“Piacere Kantu, sono il puma Gedeone”

“Che bel pelo che hai, di un brillante nero scuro;

vorrei averlo come te, c’è un metodo sicuro?”

“Mmm fammi pensare… se tutto il giorno liquirizia mangerai,

di sicuro stasera nero tu sarai”.

Kantu era felice e andò via fischiettando.

Passò l’intero giorno sempre masticando

liquirizie, ne mangiò 140 e la lingua era nera!

Ma alla sera il suo pelo rimase grigio com’era.

Urlava per il male che aveva al suo dentino.

La sua mamma lo abbracciò e disse: “poverino!

Piccolo mio ascoltami, devi mangiare

di tutto un po’ e non devi esagerare!”

Le mattine successive Kantu incontrò,

tanti altri animali a cui domandò,

come poter cambiare il suo colore,

e ogni volta la sera aveva un dolore.

Un Panda Rosso, una Macaca Mulatta e una Libellula Blu,

ma nulla funzionava, ed era triste sempre più.

Gli animali della giungla fecero una riunione

per aiutare Kantu e trovar la soluzione.

Un sabato mattina Kantu incontrò

un rinoceronte grigio e lì si incantò:

anche se aveva quel colore grigio spento,

lui sembrava sempre felice e contento.

“Ciao sono Kantu, ti prego dimmi come si fa

a portare questo colore con serenità”.

“Il grigio è un colore bello, dai retta a Pantagrei!

Se io non fossi così, un rinoceronte non sarei”.

Kantu tornò verso casa molto pensieroso,

era confuso e aveva bisogno di riposo.

Ma dietro la curva sapete chi incontrò?

Il pappagallo Cirì e la scimmietta Cocò:

“Kantu sei invitato sul fiume alle 2.23;

ci sarà una festa…è una sorpresa per te!”

Gli amici di Kantu avevano organizzato,

qualcosa che l’avrebbe reso felice e trasformato”.

Più tardi, alle 2.23 in punto,

non appena sulla riva Kantu fu giunto,

gli amici cominciarono su di lui a lanciare,

palloncini ripieni di un’acqua speciale;

schizzi di giallo, verde e azzurro pastello,

in ogni palloncino c’era un acquerello.

Alla fine della battaglia ognuno si era sporcato

e il corpo di Kantu era tutto colorato.

Due tigri portarono uno specchio gigante

e lo avvicinarono a Kantu, ancora gocciolante.

Lui si specchiò, ma anziché ridere contento,

rimase serio e silenzioso per un lungo momento.

“Amici grazie per la sorpresa, mi sono divertito

ma devo dirvi una cosa che finalmente ho capito:

tutti i colori sono belli, e ognuno ha la sua tinta,

chi grigia, gialla, blu e chi ancor più variopinta.

 

 

Non sarei un elefante se fossi così colorato,

quindi sarò felice di tornar grigio come son nato.

Che abbia inizio perciò la battaglia” disse e cominciò,

a prendere acqua con la proboscide, e tutti spruzzò.

I suoi amici si buttarono in acqua contenti,

ci fu una vera guerra e tutti i colpi furono vincenti.

Alla fine ogni colore fu lavato e cancellato,

e ciascuno alla sua tinta originale fu tornato.

Kantu andò a casa, bagnato e con la gioia nel cuore.

Corse dalla sua mamma e la abbracciò con amore.

“Mamma è così bello essere così come sono!

E da oggi sono anche diventato più buono:

con la pappa questa volta ho imparato la lezione,

e sai cosa ti dico? Mangerò tutto il minestrone!”

 

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