La scoperta del fuoco

L'ometto primitivo,
nell'epoche lontane,
la sera di sovente
sentiva un freddo cane,

ma dentro la caverna,
da solo o con l'amica,
non accendeva il fuoco,
non ce l'aveva mica.

Cercava di scaldarsi 
quel povero antenato
stringendosi alla moglie,
però s'era sposato,

oppur confezionava,
usando pelle vera,
le giacche, le camicie
e l'abito da sera.

Quand'è che la colonna
scendeva sotto zero,
l'ominide d'allora
era arrabbiato nero,

restava nella grotta
col vento e le tormente,
sacramentava un poco 
ma non faceva niente.

Ma quello veramente
che più lo disturbava
era senz'altro il cibo,
la roba che mangiava,

radici, frutta fresca,
le bacche di stagione
di primo e per secondo
di norma cacciagione,

beccava la sua preda,
te la spogliava nuda,
scartava la pelliccia,
con dentro carne cruda,

scendeva nella grotta,
faceva su un macello,
tagliava le fettine
di manzo o di vitello.

Quand'è che l'uomo antico
non si sentiva in forma
pensava: questo è il sangue
ch'è andato fuori norma,

per forza, bestemmiava,
non solo sto all'addiaccio,
ma da millenni mangio
soltanto del carpaccio.

Avvenne che una sera,
sdraiato nella grotta,
col piede dolorante
per colpa della gotta,

la moglie gli dicesse:
il tempo mette a male,
mi sa che si scatena
stanotte un temporale,

e subito fu il lampo,
il tuono venne appresso,
lui non capì al momento
cos'è ch'era successo,

sentiva un crepitio,
vedeva luce intorno
e tutta la caverna 
illuminata a giorno,

un fulmine potente,
facendo una gran botta,
dal cielo era caduto
davanti alla sua grotta,

un vecchio tronco secco
in mezzo alla sterpaglia,
faceva fumo e fiamme,
bruciava come paglia.

Quell'uomo primitivo 
rimase sbalordito,
lo splendido prodigio
l'aveva annichilito,

pel fumo e le scintille
si spaventò non poco
e cominciò a gridare:
"Al fuoco, gente, al fuoco!".

S'avvicinò comunque,
negli occhi lo stupore,
e allor si sentì addosso 
un certo qual tepore,

chiamò quindi la moglie,
la suocera e il cognato,
la cosa la si seppe
in tutto il vicinato,

enorme fu la gioia
di tutta quella gente,
potevano scaldarsi
e non pagare niente,

si misero a ballare,
a fare il girotondo,
il fuoco che bruciava
cambiava il loro mondo.

Tra l'altro una capretta
dal fuoco rimbambita,
cadette tra le fiamme
e ci finì arrostita,

nell'assaggiarla l'uomo
davanti alla sua grotta
si disse: "Quant'è buona
la carne quand'è cotta".

Bruciò quel tronco secco
due giorni e due nottate
lasciando sul terreno
le braci arroventate,

e in breve certamente
sarebbe poi finito
se quella moglie sveglia
ben più di suo marito,

non glielo avesse detto:
carissimo, stai attento,
o aggiungi le fascine 
o presto sarà spento.

Sedendosi d'attorno 
a un fuoco scoppiettante
da allora l'uomo antico
divenne benestante,

diceva alla consorte
svegliandosi il mattino:
"Stamane mangeremo
brioche e cappuccino,

a pranzo caldarroste,
le torte con la frutta,
non ti scordare il sugo
per far la pastasciutta";

la moglie rispondeva:
"Preparo un risottino,
intanto nella brace
ci cuocio lo spiedino,

e a fine settimana
oppure un altro giorno,
se trovo il rosmarino
farò l'agnello al forno!".

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