La bella e la bestia
La farfallina disobbediente

La bella e la bestia

La bella e giovane cerbiatta stava passeggiando tranquilla in mezzo alla foresta. Nulla sapeva del leone che la stava spiando, acquattato nel buio, aspettando il momento giusto per azzannarla. 
Le sue membra si muovevano con grazia: flessuose, morbide; i suoi zoccoli sembravano non toccare neanche il terreno.
Il suo manto, bianco e fulvo, riluceva baciato dai raggi del sole che si insinuavano fra le folte chiome degli alberi.
Le sue ciglia sbattevano lente e ammaliatrici, lasciando intravvedere due grandi occhi scuri, profondi come l'abisso di un oceano e pur splendenti come le stelle del cielo.
Ritmicamente, come guidato da una musica segreta, il suo collo si piegava dolcemente, e la sua bocca si schiudeva per raccogliere i teneri germogli che crescevano ai bordi del sentiero.
Lentamente, ma inesorabilmente, quasi fosse spinta da una forza soprannaturale, la cerbiatta si avvicinava al punto in cui era nascosto il leone.
Questi, i muscoli del corpo in tensione, lo sguardo fisso davanti a sé, era completamente immobile e concentrato.
Non una foglia si muoveva intorno ad esso, solo il soffio del suo respiro ed il calore del suo corpo stavano a testimoniare la presenza di un essere vivente, ma quando la cerbiatta se ne fosse accorta sarebbe stato troppo tardi.
I due animali, ormai, si trovavano a pochi metri l'uno dall'altro; il leone poteva già sentire l'odore inebriante della sua prossima preda, e ciò gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Ad un tratto la cerbiatta si fermò, come se avesse avuto un presentimento, ed alzò la testa, fissando i suoi occhi in direzione del leone. La belva, allora, si apprestò a saltare: le sue possenti zampe posteriori si premettero sul terreno ed un piccolo rametto si spezzò sotto di esse, con un suono secco ed acuto; la cerbiatta lo udì e torse il busto per scappare, ma il leone, ormai, le era già sopra.
La cerbiatta cadde pesantemente a terra, schiacciata dalla mole del leone; il feroce felino la teneva attanagliata al suolo con le zampe anteriori.
L'enorme bocca del re della foresta si avvicinò alla gola della cerbiatta e stava già per squarciarle la giugulare, quando essa aprì le palpebre.
Il leone vide i suoi profondi occhi scuri: un mondo gli si spalancò di fronte ed esso vi ci si perse dentro.
Allora si videro la cerbiatta ed il leone camminare insieme incontro al tramonto.

La farfallina disobbediente

Elena, la farfallina, svolazzava leggera e spensierata fra i fiori del campo.
Era una farfallina molto graziosa e simpatica, piena di vita e curiosa di tutto quello che la circondava e, per questo, di solito non si curava molto di quello che le dicevano i suoi genitori: "Non fare questo...Sta attenta a quest'altro...Così non va bene..." eccetera eccetera.
I rimproveri di sua mamma e di suo papà le sembravano nient'altro che le fissazioni di insetti ormai stanchi, che avevano perso l'entusiasmo di vivere.
Proprio il giorno prima la mamma le aveva ripetuto per l'ennesima volta: "Stai lontana dal canneto, potresti fare dei brutti incontri !".
Lei, come sempre, aveva risposto stancamente: "Si mamma", ma non l'aveva affatto ascoltata.
Ora, mentre si avvicinava al terreno paludoso su cui crescevano i bambù, sentiva una sensazione strana, come se qualche cosa la stesse trattenendo, impedendole di volare con la consueta agilità, ma con un colpo risoluto delle ali scacciò via quel peso e si tuffò a capofitto fra le canne. Un attimo dopo si trovò impigliata in una cosa bianchiccia e appiccicosa: era stata catturata dalla tela di un ragno.
Ad un tratto la nostra farfallina sentì un tremito, la ragnatela si mise a sobbalzare sempre più forte e all'improvviso Elena vide davanti a sé un ragno gigantesco. Il suo corpo era nero e coperto da orribili pelacci, i suoi occhi gialli e inespressivi e la sua bocca enorme e grondante bava. Si avvicinava a lei lentamente ma inesorabilmente ed Elena pensava, ormai, di essere spacciata.
Proprio in quell'istante, però, si ricordò di una cosa che le avevano detto i suoi genitori tanto, tanto, tanto tempo prima e alla quale lei, allora, non aveva badato molto: "Ricordati, cara, che le farfalle si distinguono dagli altri insetti per la loro intelligenza, quando ti troverai in difficoltà, dunque, usala, e non te ne pentirai!!".
La farfallina, allora, si concentrò e chiamò a sé tutte le sue facoltà mentali. 
Quando l'immenso ragnaccio si trovava ormai solo ad un paio di passi da lei, Elena cominciò a parlare dicendo: "Avvicinati, avvicinati pure signor ragno...ma stai attento se non vuoi finire male. Io sono una farfalla speciale, la mia polpa è molto velenosa. Non vedi di che colore sono le mie ali? Questi colori sono un segnale di pericolo, che serve ad avvisare gli insetti predatori, come te, di non mangiarmi." La nostra farfallina disse così sapendo che i ragni sono daltonici.
"Ma io ho fame!" disse il ragno bloccandosi.
"Beh, se proprio ti vuoi riempire la pancia con me un modo ci sarebbe."
"Si?! E quale?"
"Non devi fare altro che contare fino a cento tenendo gli occhi chiusi; solo così il mio veleno non farà più effetto su di te. Mi raccomando però, non aprire gli occhi per nessun motivo, prima di aver finito di contare, altrimenti dovrai ricominciare da capo."
Il ragno, credulone, fece quello che gli aveva detto la farfallina e lei, nel frattempo, dopo aver dato un po' di strattoni, riuscì a staccarsi dalla ragnatela e a fuggire.
Da quel momento Elena non disprezzò più i consigli dei suoi genitori e diventò una farfallina saggia e felice.

Torna indietro
Manda il tuo testo