Raccontami una fiaba: I giorni della merla
Come mai è tornato il freddo? Perché gli ultimi tre giorni di gennaio sono I giorni della merla, come racconta questa fiaba tradizionale.
Un po’ di storia
Il 29, 30 e 31 gennaio di tanti anni fa a Milano ci fu un inverno molto rigido e freddo con tantissima neve.
Il merlo Pasquino e sua moglie Nerea erano arrivati in città da poco, facendo il nido su un alto albero nel cortile di un palazzo del quartiere Porta Nuova. A quel tempo i merli non erano di colore scuro…
Ma il freddo era così pungente che non avevano trovato più niente da mangiare e così Nerea decise di spostare il nido su un tetto vicino, dove fumava il comignolo di un camino, per avere un po’ di caldo.
Intanto Pasquino era andato in cerca di cibo. Tornato dopo tre giorni, quasi non riconosceva più la moglie e i figlioletti perchè erano diventati tutti neri per il fumo del camino!
Una favola, tanti significati
Questa versione della fiaba è quella che trovate su iFiabe, con i nomi dei personaggi, mentre se ne volete leggere un’altra, la trovate su Filastrocche.it con il titolo I tre giorni della merla.
Come in tutte le leggende, c’è un fondo di verità: infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni…e perciò qualche autore sostiene che Giulio Cesare avevesse incaricato un certo Cornelio Merula, astronomo e sacerdote di Giove, di riformare il calendario. Di fatto Merula prese tre giorni da febbraio e li spostò a gennaio. Poi nel tramandarsi del nome, da Merula si passo a Merla.
Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono davvero freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.
Della favola non si trovano versioni solo nel nord Italia, ma viene raccontata ad esempio anche in Romagna, in Maremma e persino in Sardegna.
Lo scrittore Sebastiano Pauli, nel libro “Modi di dire toscani ricercati nella loro origine“, dà invece una spiegazione bellica ai “Giorni della merla”: era necessario, verso la fine di gennaio di molti anni fa, far passare un cannone chiamato la ‘Merla’ al di là da un fiume. Il grande freddo di quei giorni ne fece gelare le acque permettendone così il trasporto.
Qualche aneddoto
Nella zona del Lodigiano e in alcuni paesi della provincia di Cremona si usa ancora riunirsi davanti ad un grande falò, sul sagrato di una chiesa o in riva a un fiume, per intonare canti sui giorni della merla vestiti in abiti contadini.
Se una merla dovesse fare il nido oggi nello stesso quartiere milanese, dovrebbe farlo in mezzo ai tanti grattacieli di Porta Nuova, nel nuovo Centro Direzionale di Milano.
Cosa c’è da imparare
Questa favola tipicamente invernale insegna che dopo un periodo difficile, ne inizia sempre un altro felice. E che nella vita bisogna saper portare pazienza.
Vi ricordiamo infine che Filastrocche.it ha creato un’applicazione, iFiabe, grazie alla quale potrete leggere ogni giorno un racconto direttamente dal vostro Iphone o smartphone Android.
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